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il re del mare 15

— Non vi ho dato alcun motivo per dubitare della mia lealtà, padrone.

— Vedremo in seguito — rispose Yanez. — E ora andiamo a trovare quel povero Tangusa, mentre Sambigliong prepara la difesa.



II.


Assalto e fuga.


Se quel veliero appariva bellissimo all’esterno, tale da poter gareggiare coi più splendidi yachts di quell’epoca, l’interno, specialmente il quadro di poppa, era addirittura sfarzoso.

La sala centrale soprattutto, che serviva da pranzo e da ricevimento insieme, era ricchissima, con scaffali, tavola e sedie in mogano con intarsi di madreperla e filettature d’oro, con tappeti persiani in terra e arazzi indiani alle pareti e tende di seta rosa con frange d’argento alle piccole finestre.

Una grande lampada, che pareva di Venezia, pendeva dal soffitto, e tutto all’intorno, negli spazi nudi, si vedevano splendide collezioni d’armi di tutti i paesi.

Coricato su un divano di velluto verde, fasciato dal capo alle piante e avvolto in una grossa coperta di lana bianca, stava l’intendente di Tremal-Naik già medicato e rinforzato da qualche buon cordiale.

— Sono cessati i dolori, mio bravo Tangusa? — gli rispose Yanez.

— Kibatany possiede degli unguenti miracolosi — rispose il ferito. — Mi ha spalmato tutto il corpo ed ora mi sento molto meglio di prima.

— Raccontami come è successa la cosa. Innanzi tutto, è sempre al kampong di Pangutaran, l’amico Tremal-Naik?

— Sì, signor Yanez, e quando l’ho lasciato stava fortificandosi per resistere ai dayachi fino al vostro arrivo. Quando è giunto a Mompracem il messo che vi abbiamo spedito?

— Tre giorni or sono e come vedi noi non abbiamo perduto tempo ad accorrere col nostro miglior legno.

— Che cosa pensa la Tigre della Malesia di questa improvvisa