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248 emilio salgari

— Non ve lo avevano detto i marinai lasciati liberi dal corsaro?

— Sì, ma nessuno aveva prestato fede alle loro parole.

— Signor Leyland, che cosa siete venuto a cercare qui?

— Il corsaro.

— Siete giunto troppo tardi e poi non vi consiglierei di misurarvi con quella nave. Ci vuole ben altro che un incrociatore! Volete un consiglio da vero amico? Prendete subito il largo ed evitate d’incontrarvi col Re del Mare delle Tigri di Mompracem. Andiamo a bordo e vi racconterò poi tutto, ma lasciate prima che vi presenti due amici: miss Darma Praat e suo zio.

Il governatore, vedendo il tenente porgere la mano al portoghese, scoppiò come una bomba.

— Vi mistificano! — urlò. — Ecco il pirata che ci ha derubati! Appiccatelo!

— Silenzio, vecchia cornacchia — disse sir Moreland. — Sono affari che non vi riguardano, giacchè il carbone non era di vostra proprietà.

— E le nostre bestie?

— Fate incassare la tratta a Pontianak — disse Yanez, ironicamente.

— Che storia è questa, capitano? — chiese il tenente.

— A più tardi maggiori spiegazioni — rispose sir Moreland. — Fate proteggere questa miss e suo zio dai vostri marinai.

— Appiccateli! — urlava il governatore, inferocito. — Sono tutti pirati!

— Silenzio! — tuonò il tenente impazientito. — Se questi signori, come voi affermate, sono dei pirati, il Consiglio di guerra li giudicherà. Marinai, formate il quadrato ed a bordo subito.

— Signor tenente! — gridò il vecchio.

— Basta, ho capito, saranno giudicati. Avanti, in linea serrata.

I marinai, una trentina in tutti, splendidamente equipaggiati, chiusero le loro file attorno a sir Moreland, a Yanez ed alla giovane e scesero verso la spiaggia, seguiti dal governatore e dalla popolazione la quale commentava, poco favorevolmente, la condotta del tenente, credendo in buona fede che volesse proteggere dei volgari pirati.

Nel piccolo bacino vi erano tre scialuppe e fuori, un bellissimo incrociatore di piccole dimensioni, tutto dipinto in nero, che navigava fra i due promontori, tenendosi sotto vapore.