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aveva oltrepassata la seconda bocca del Sarawack di qualche dozzina di miglia, — mi sembri molto inquieto.

— Sì — rispose la Tigre della Malesia, — non te lo nascondo, mio caro amico.

— Temi qualche incontro?

— Io sono certo di essere seguìto o preceduto, e un marinaio difficilmente s’inganna. Si direbbe che io senta odor di fumo, e di fumo di carbon fossile.

— E da chi? Da squadre inglesi o da quelle del rajah?

— Di quelle del rajah non mi occupo troppo, perchè l’unica nave che poteva misurarsi con la nostra, ora giace sventrata in fondo al mare.

— Quella di sir Moreland?

— Sì, Tremal-Naik. Le altre che possiede il rajah sono vecchi incrociatori di ordine secondario, che non valgono assolutamente nulla come navi da battaglia. È la squadra di Labuan che mi preoccupa.

— Sarà forte?

— Molto forte no, numerosa di certo. Potrebbe prenderci nel mezzo e crearci molti fastidi, quantunque io ritenga il nostro incrociatore così poderoso da aver ragione di essa. I migliori, l’Inghilterra se li tiene in Europa.

— Sono ben lontani da noi — disse Tremal-Naik.

— E chi mi assicura che non ne mandi alcuni a darci la caccia? Mi hanno detto che ve ne sono dei poderosi anche nell’India. Quando si apprenderà quali danni noi abbiamo recato alle loro linee di navigazione, gl’Inglesi non esiteranno a lanciare su questi mari il meglio della loro squadra indiana.

— E allora? — chiese Tremal-Naik.

— Faremo quello che potremo — rispose Sandokan. — Se il carbone non ci mancherà, la faremo correre e molto.

— È sempre il carbone il nostro punto nero.

— Dici il nostro lato debole, Tremal-Naik, perchè a noi tutti i porti sono chiusi. Fortunatamente la Marina inglese è la più numerosa del mondo e piroscafi ne troveremo sempre, dovessimo andarli a cercare perfino nei mari della Cina. Ah, cala la nebbia! È una fortuna per noi, che stiamo per passare dinanzi alle coste del Sultanato.

— Quanto distiamo dal Sedang?

— Forse duecento miglia. Queste sono le acque più pericolose. Se questa notte non facciamo alcun incontro, domani trove-