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316 emilio salgari

la macchia di sangue è cancellata. Tremal-Naik, benedite i vostri figli.

— Ma chi siete voi? — gridarono ad una voce Yanez, Sandokan e Tremal-Naik.

— Io sono... il figlio di Suyodhana! Venite! Siete miei ospiti.

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Venti minuti dopo i quattro incrociatori lasciavano il banco di Vernon su cui affondava a poco a poco, nel fango, la carcassa del valoroso Re del Mare.

Sul più grosso, su cui si trovavano imbarcati tutti i superstiti, compresi Kammamuri, Sambigliong e l’ingegnere Horward, si erano radunati nella sala del quadro Tremal-Naik, le due giovani, i due capi della pirateria ed il figlio di Suyodhana.

Una viva ansietà, non esente da una grandissima curiosità, pareva che si fosse impadronita di tutti. Gli sguardi erano tutti fissi sul Tigrotto dell’India, che fin allora avevano creduto un ufficiale della marina anglo-indiana e che si era seduto accanto a Darma.

— Io debbo a voi delle spiegazioni — disse il figlio del terribile thug — che non dispiaceranno nemmeno a Darma e che serviranno a scusare la guerra lunga e ostinata che io ho fatto a voi tutti.

«Non fu che a venticinque anni che io fui informato per la prima volta dal mio precettore, un indiano d’alto sapere e d’alta casta, che io non ero il figlio d’un ufficiale anglo-indiano, come fino allora mi avevano fatto credere, bensì del capo della setta dei Thug, che aveva sposata segretamente una donna inglese morta dandomi alla luce.

«Affidato alle cure d’una famiglia del Gallese, stabilita da molti anni a Benares, come l’orfano d’un ufficiale della Compagnia Indiana ed allevato all’inglese, comprenderete facilmente quale terribile impressione produsse in me la notizia comunicatami al mio venticinquesimo anno, d’essere invece il figlio del capo della setta degli Strangolatori.

«Il testamento lasciato da mio padre, che mi rendeva padrone di centosessanta milioni di rupie, depositati nella banca di Bombay, m’imponeva di vendicare la morte della Tigre dell’India. Esitai a lungo, credetelo, ma alfine il grido del sangue s’impose e per quanto mi ripugnasse l’idea di farmi vendicatore di quella setta, io, che allora ero ufficiale della Marina anglo-indiana, mi lasciai vincere, suggestionato anche dal mio precettore.

«Conoscevo tutta la storia, sapevo dove era il vostro rifugio