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il re del mare | 53 |
— Aiuto! Grazia! Mi raggiungono... grazia, signore!
Yanez fece cenno a Sambigliong di ritirare un po’ la fune, essendo un gaviale riuscito a toccare con l’estremità del muso la preda, voi, volgendosi verso il pilota che continuava a dibattersi, raggrinzando più che poteva le gambe:
— Vuoi che ti lasci cadere nelle gole dei boyos o che ti faccia issare? La tua vita sta in mano tua.
— No... signore... issatemi... mi toccano... non posso più.
— Parlerai?
— Sì, parlerò... vi dirò tutto... tutto...
— Giuralo sulla Vairang Kidul.
— Lo giuro... signore...
— Ti avverto prima che, se quando ti avremo tirato su, ti rifiuterai di confessarmi ogni cosa, ti getterò senz’altro fra le mascelle del gaviale più grosso.
— Non ne ho alcun desiderio e...
— Continua — disse Yanez.
— Quando avrò confessato tutto, non mi ucciderete egualmente?
— Non so che cosa farne della tua pelle. Rimarrai prigioniero fino al nostro ritorno, poi andrai a farti appiccare dove vorrai. Seguimi nel quadro e anche tu, Tangusa.
Il malese, a cui non pareva ancora vero di trovarsi vivo e che batteva i denti per il terrore, che non gli era completamente passato, seguì, senza farsi pregare, il portoghese ed il meticcio.
— Ed ora ascoltiamo la tua interessante confessione — disse Yanez, sdraiandosi su un divanetto e riaccendendo la sigaretta che aveva lasciata spegnere, per meglio assistere ai salti dei gaviali ed ai contorcimenti del pilota. — Bada che tu hai giurato e che io non sono uomo da lasciarmi giocare, nè prendere a gabbo.
— Vi dirò tutto, padrone.
— Dunque sono stati i dayachi a mandarti incontro alla Marianna.
— Non posso negarlo — rispose il malese.
— È stato il «pellegrino»?
— Per suo ordine, certo; ma io non ho mai parlato con quell’uomo.
— Chi è?
— Ma... sarebbe un po’ difficile a dirlo, nè saprei dirvi da dove sia piombato costui. È giunto qui alcune settimane or sono,