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notte di tempeste 93

l’ultimo colpo. Ero stanco, tanto stanco, e mi sono lasciato vincere dal sonno per cinque minuti. Ho sognato che camminavo con don Giuseppe Flores sotto le arcate del cortile pensile di Praglia. Io gli dicevo piangendo: «Ecco, è stato qui.» E don Giuseppe mi rispondeva con tanto affetto: «sì ma non pensi a questo, pensi che il Signore La chiama.» E io replicavo: «ma dove, dove mi chiama?» con tanta angoscia che mi svegliai. Udii una voce dall’alto della casa. Si rispose dal fondo del giardino, in francese. Vidi una signora uscire correndo dal fondo della villa, udii i saluti che si scambiarono lei e le persone arrivate, distinsi quella voce. Subito non la riconobbi con certezza, ma poi, siccome le voci si avvicinavano, non dubitai più. Era lei. Per un attimo sbigottii, ma fu proprio un attimo. Mi si fece una gran luce nella mente.»

Benedetto alzò il viso e le mani giunte. La voce gli s’infiammò di ardore mistico.

«Magister adest» diss’egli. «Comprende? Il Divino Maestro era con me, non avevo niente a temere, padre mio. E non temetti niente, nè lei, nè me. La vidi montare sul piazzaletto. Il mio sentimento fu: se c’incontriamo soli, le parlerò come a una sorella, le domanderò perdono, Iddio mi darà forse per lei una parola di verità, le mostrerò di sperare per l’anima sua e non di temere per la mia!»