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142 capitolo quarto

posto a una visione interna di beatitudine. Gli accarezzò i capelli, lo chiamò sottovoce. Il giovine si scosse, alzò, smarrito, il capo, balzò dal letto, afferrò e baciò la mano a don Clemente che la ritrasse con un impeto di umiltà frenato subito dal suo pudore d’anima, dalla coscienza dignitosa del suo ministero.

«Dunque?» diss’egli. «Il Signore ti ha parlato?»

«Sono nella Sua volontà» rispose Benedetto «come una foglia nel vento. Come una foglia che non sa niente.»

Il monaco gli prese il capo a due mani, lo attirò a sè, gli posò le labbra sui capelli, ve le tenne a lungo in una silenziosa comunicazione di spirito.

«Devi andare dall’Abate» diss’egli. «Dopo verrai da me.»

Benedetto lo fissò, lo interrogò senza parole: perchè questa visita? Gli occhi di don Clemente si velarono di silenzio e il discepolo si umiliò in uno slancio muto ma visibile di obbedienza.

«Subito?» diss’egli.

«Subito.»

«Posso lavarmi al torrente?»

Il Maestro sorrise:

«Va, lavati al torrente.»

Lavarsi all’acqua che talvolta, per abbondanza di pioggie, suona nella valle Pucceia a levante del mo-