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150 capitolo quarto


«Aspettate» diss’egli.

Rinforcò gli occhiali, prese un foglio di carta e vi scrisse, stando in piedi, alcune parole.

«Cosa farete» disse scrivendo «quando sarete fuori?»

Benedetto rispose piano:

«Il bambino preso in braccia dal padre mentre dormiva, sa egli cosa il padre farà di lui?»

L’Abate non replicò niente, finì di scrivere, pose il foglio in una busta, la chiuse, la tese, senza voltare il capo, a Benedetto che gli stava dietro le spalle.

«Prendete» disse «portate a don Clemente.»

Benedetto gli chiese il permesso di baciargli la mano.

«No, no, andate via, andate via!»

La voce dell’Abate tremava di collera. Benedetto ubbidì. Appena fu nel corridoio udì l’uomo incollerito strepitare sul piano.


Prima di entrare nella celletta di don Clemente, Benedetto si fermò davanti alla grande finestra che termina il corridoio. Ivi si era trattenuto, poche ore prima, il Maestro a contemplare i lumi di Subiaco pensando la nemica, la creatura di bellezza, d’ingegno, di naturale bontà, venuta forse a contendergli il suo figliuolo spirituale, a conten-