Pagina:Il Santo.djvu/175

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a fronte 163

Tutti lo chiamavano Benedetto; se fosse proprio il suo vero nome fra Antonio non lo poteva dire. — Ma che uomo era? — Oh, questo sì, fra Antonio lo poteva dire. Era quasi più santo dei frati. Si capiva dalla faccia che doveva essere di buona famiglia e alloggiava come un cane, non mangiava che pane, frutta ed erba, qualche notte la passava in preghiere, magari sulla montagna. Lavorava la terra e anche studiava in biblioteca col Padre foresterario. E un cuore, un cuore grande! Tante volte aveva dato ai poveri anche quel magro vitto del convento. — E dove lo si potrebbe vedere adesso? — Eh, nell’orto certamente. Fra Antonio supponeva che stesse amministrando il solfato di rame alle viti.

A Jeanne batte il cuore tanto forte che la vista le si oscura. Ella tace e non si move. Fra Antonio crede che non pensi più a Benedetto. «Ah signora» dice «Santa Scolastica è un bel monastero, ma bisogna vedere Praglia!» Perchè fra Antonio nella sua giovinezza, prima della soppressione dell’Abbazia di Praglia, vi ha passato alcuni anni, e ne parla come di una madre venerata. — Ah, la chiesa di Praglia! I chiostri! Il chiostro pensile, il refettorio! — Alle inattese parole Jeanne si esalta. Esse le dicono: va, va, va subito! Ella scatta dalla seggiola.

«Quest’orto? Per qual parte ci si va?»