Pagina:Il Santo.djvu/177

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a fronte 165


Jeanne non rispose. Rispose per lei il vaccaro; e poi raccontò che Benedetto aveva passato la notte fuori, ch’egli lo aveva trovato all’alba, tutto molle di pioggia, nel bosco del Sacro Speco, che gli aveva offerto del latte e che Benedetto aveva bevuto come un moribondo in cui rifluisca la vita.

«Udite, Giovacchino» soggiunse il vaccaro, fattosi a un tratto solenne. «Quell’omo bevuto ch’ebbe, mi abbracciò così. Io stavo male, non avevo dormito, mi doleva il capo, mi dolevano tutte l’ossa. Ebbene, dalle sue braccia mi vennero come tanti piccoli brividi e poi come un calore buono, un piacere, un sentirmi così bene che mi pareva avere nello stomaco due sorsi di acquavite, la più fina. Via il mal di capo, via il male d’ossa, via tutto. E mi sono detto: per Caterina, quest’omo è un Santo. E un Santo è.»

Passò, mentr’egli parlava, un povero sciancato, un accattone di Subiaco. Vista la signora, si fermò, le tese il cappello. Jeanne, tutta in quel che il vaccaro diceva, non si avvide di lui nè lo udì quando, avendo il vaccaro finito di parlare, le chiese l’elemosina per l’amore di Dio. Ella domandò all’ortolano dove questo Benedetto si potesse trovare. L’ortolano si cercò una risposta nella nuca. Allora la voce flebile dell’accattone gemette:

«Cercate Benedetto? Sta al Sacro Speco, sta al Sacro Speco.»