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170 capitolo quarto

a grande agio, sarebbero state pronte a salire in carrozza appena venisse. Jeanne rifiutò ancora, più vivacemente, non avendo altre ragioni a opporre. Allora Noemi la guardò in silenzio, cercando leggerle negli occhi un disegno nascosto. In quell’attimo di silenzio Jeanne fu rimorsa nel cuore dalle parole dell’accattone. Prese impetuosamente il braccio dell’amica.

«Vuoi che venga al Sacro Speco?» diss’ella. «Bene, andiamo. Tu credi una cosa e non sai. Faccia il destino!»

Ma prima ancora di muovere un passo si sciolse da Noemi, che la guardava trasognata, scrisse a matita nel suo portafogli: «Sono al Sacro Speco. In nome di don Giuseppe Flores, mi aspetti.» Non firmò, stracciò la paginetta, la diede all’ortolano «per quell’uomo, se ritornava» riprese il braccio dell’amica, dicendo:

«Andiamo!»


Il sole ardeva sulla petraia fumante umidi odori di erbe e di sasso, inargentava i cirri di nebbione erranti lungo i fianchi della stretta valle selvaggia fino al cumulo enorme assiso là sul fondo, a cappello delle cime di Jenne; la voce grande dell’Aniene empiendo le solitudini. Jeanne saliva