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236 capitolo quinto


Queste ultime parole furono sussurrate così piano che Benedetto potè non udirle. Fece un gesto di addio e si allontanò fra le ondate di pioggia che flagellavano e urtavano via per il fango la morta rosellina selvatica.


Forse da una finestra, forse dalla porta dell’osteria, Noemi, che vi stava con la ragazza di Arcinazzo, lo vide passare. Si fece dare un ombrello dall’oste e lo seguì sfidando la violenza del vento e della pioggia.

Lo seguì, soffrendo di vederlo a capo scoperto e senza ombrello, pensando che se non fosse stato un Santo, lo si sarebbe detto un pazzo. Uscita sulla piazza della chiesa, vide socchiudersi un uscio a mano diritta, un prete lungo e magro guardare dall’interno. Credette che il prete avrebbe invitato Benedetto a entrare, ma invece il prete, quando Benedetto gli fu vicino, chiuse l’uscio rumorosamente, con grande sdegno di lei. Benedetto entrò in Sant’Andrea ed ella pure vi entrò. Quegli andò a inginocchiarsi davanti all’altar maggiore, ella si tenne presso la porta. Il sagrestano, che sonnecchiava seduto sui gradini di un altare, uditi i loro passi, si alzò, mosse verso Benedetto. Ma egli era del partito dei preti romani e, riconosciuto l’eretico, ritornò indietro, domandò alla signorina fo-