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lac d’amour 13

sito del suo libro era l’analisi appunto di questa recondita influenza del sesso sul vecchio prete e anche sulla fanciulla.

«Carlino!» fece Jeanne. «Cosa ti viene in mente? Un vecchio di ottant’anni?»

Carlino guardò in aria come per dire a qualche invisibile amico superiore:

«Non capiscono niente!»

Il suo desiderio era d’invecchiare ancora il prete e dargliene novanta degli anni, farne una specie di essere intermedio fra l’uomo e lo spirito, che avesse negli occhi le profondità nebulose delle cose eterne imminenti. E la signorina avrebbe nel sangue quella misteriosa inclinazione ai vecchi, non rarissima nel suo sesso, ch’è il vero stigma della nobiltà femminile, per il quale la donna si distingue dalla femmina. Carlino si sentiva in mente delle cose divine a dire su questo mistico senso che attrae la fanciulla di ventiquattro anni verso l’uomo di novanta, sacerdote, quasi già eternato, diafano, non però curvo nè tremolo nè infiacchito nella voce. Si vedono di questi vecchioni che lo spirito alto erige, invitti dal tempo. Ma come finirebbe poi tutto ciò? Nè Noemi nè Jeanne sapevano immaginarlo. Eh già, Carlino lo aveva ben detto fino dal principio, il fico e l’ape che non potevano nè scendere nè risalire. Se ne consolava però. Questa necessità di finire, in fondo, è un pregiudizio