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278 capitolo sesto

paura che tu non possa comprendere la gravità immensa dell’offesa che faresti a lui prima e poi anche a me. Adesso io ti apro il mio cuore. Avrei rimorso di non farlo, amica mia; rimorso rispetto a te, rispetto a lui, rispetto a me stessa. Quanto a lui, egli è buono e dolce a tutti coloro che avvicina ma in modo particolare ai più umili, e forse tu potresti esser gelosa della vecchia di Subiaco che viene in casa per i bassi servizî. Con Maria e con me la sua bontà e dolcezza si mostrano silenziosamente più che con parole. Con noi egli è sereno, semplice, affabile; non ha mai l’aria di sfuggirci ma non è mai accaduto che si trattenesse a parte nè con l’una nè con l’altra. Io sono agli occhi di lui un’anima e le anime sono per lui tutte come erano per mio padre le menome pianticelle del suo grande giardino, ch’egli avrebbe voluto difendere dal gelo col calore del suo cuore, far crescere e fiorire colla comunicazione della sua vita. Ma sono un’anima come un’altra, forse appunto colla differenza sola ch’egli mi giudica più lontana dalla verità e perciò più minacciata dal gelo; benchè questo non si vede nel suo contegno.

Quanto a me, cara, io provo certamente un sentimento profondo per lui; ma sarebbe abbominevole dire che il mio sentimento somigli anche da lontano a quello che gli uomini chiamano col solito nome. Il mio sentimento è riverenza, è una