Pagina:Il Santo.djvu/407

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jeanne 395

da villa Mayda, quelli sanno! E si fa popolo da destra, da sinistra, tutti si affrettano, come piccioni a una manciata di grano, allo sbocco della via di Santa Sabina. E i curiosi solitarî, più lenti, più cauti, dietro. Che! A villa Mayda non sanno niente, neppure vogliono più rispondere, tanto sono infastiditi dalla processione di gente che viene a suonare il campanello. E un drappello di carabinieri arriva serrato, a passo di carica, svolta in via Galvani. Si odono dei fischi, delle grida irose: «Quelli sanno! Quelli lo hanno menato via!» «No!» grida una fruttivendola in un gruppo fermo sull’angolo di via Alessandro Volta. «è stato un delegato! Sono state le guardie!» In quel gruppo s’inveisce non tanto contro il delegato e le guardie quanto contro le marmotte che avrebbero potuto, se volevano, buttare a fiume delegato, guardie, botte, cavallo e cocchiere e si son lasciate sgominare da quattro parole, da quattro gocce d’acqua. La vecchietta che ha fatto venire Benedetto dall’ex-frate è lì anche lei. L’hanno fermata mentre usciva dal fornaio e racconta per la centesima volta la storia dell’arresto, s’intenerisce per la centesima volta dicendo delle rose e delle parole pie e dell’aria tanto malata che il Santo aveva. Gli uditori si commovono, gemono le odi del Santo. E chi racconta una guarigione miracolosa ch’egli ha operata e chi ne racconta un’altra