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440 capitolo nono

da questo terribile Mayda che tanti credevano duro e superbo.

Giovanni era ritornato colà dopo colazione, sul mezzogiorno. Da parte di Carlino, niente; nè scritti nè messaggi. Jeanne, malgrado l’altra grande angoscia, non poteva a meno di pensare anche a lui. Se il dolore, la collera, lo avessero fatto ammalare? Le amiche la rassicuravano. La cameriera o il cameriere sarebbero venuti ad avvertirla! Ella dubitava della intelligenza di quella gente. Che fare? Jeanne era per chiedere che si mandasse qualcuno ad informarsi, quando, alle due e un quarto, si udì un passo frettoloso nell’anticamera ed entrò Giovanni col soprabito indosso e col cappello in mano. Jeanne lo guardò in faccia, intese ch’era venuto il momento. Si alzò, bianca come una morta. Subito si alzarono silenziosamente anche Maria e Noemi, la prima guardando Jeanne, Noemi guardando suo cognato che non sapeva, davanti a quel viso spettrale di Jeanne, trovar parole. Furono cinque o sei terribili secondi, non più. Maria disse sommessamente:

«Si va?»

Suo marito rispose:

«È meglio.»

Niente altro fu detto.

Le tre signore si ritirarono per mettere mantello e cappello; Jeanne in una stanza, Maria e