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nel turbine di dio 469



Un calpestio pesante suonò sulla scaletta di legno. La porta si aperse, parecchi popolani entrarono adagio in punta di piedi. In un momento la camera fu piena. Una calca di teste scoperte si affacciava alla porta. Nessuno parlava, tutti guardavano Benedetto, smarriti, riverenti. Benedetto salutò colle due mani, a braccia aperte.

«Vi ringrazio» diss’egli. «Pregate come certo a qualcuno di voi ho insegnato. E Dio sia con voi, sempre.»

Un omone grande gli rispose, tutto rosso:

«Noi si pregherà ma Lei non more, sa. Lei non creda sta cosa. Però ce benedica.»

«Sì, ce benedica» suonò da ogni parte. «Ce benedica.»

Intanto dalla scaletta venivano voci impazienti di gente che voleva e non poteva salire. Benedetto disse qualche cosa, piano, a don Clemente. Don Clemente ordinò che i presenti sfilassero davanti al letto uscendo poi dalla camera perchè potessero sfilare anche gli altri.

A uno a uno passarono tutti. Erano genterella del Testaccio, operai, garzoni di negozio, venditrici di frutta, piccoli merciaiuoli, accattoni. Benedetto andava ripetendo di tanto in tanto, con voce stanca, parole di congedo. — Addio. — Pregate