Vai al contenuto

Pagina:Il Sofista e l'Uomo politico.djvu/20

Da Wikisource.

I dialoghi dialettici. 9

con la forma drammatica diretta si dà; a introdurre invece Euclide e Terpsione nel prologo, non si vede affatto per la facilità come potesse giovare. Quello dell’Anonimo è un ragionamento che non corre. Corre invece tutto molto bene, se anche a questa affermazione di Euclide diamo il senso delle altre, e la intendiamo come segno d’una correzione anche questa, che volesse dire insomma che la redazione prima era narrativa, e che la si cambiò in rappresentativa. Questo forse diceva anche la fonte dell’Anonimo, ch’egli o non intese o compilò male: certo è che ciò che egli qui dice, cosi come lo dice, nulla spiega e non ha senso.

Al rifacimento del prologo corrisponderebbe per tal modo un rimaneggiamento, almeno nella forma, anche del dialogo. E con l’ammettere ciò si risolve nella maniera più piana e attendibile anche un’altra difficoltà punto lieve. Dopo che Platone avesse espressamente riconosciuto la maggiore convenienza del dialogo drammatico, mal si capirebbe come più tardi egli potesse fare un passo indietro e ritornare alla forma meno buona del dialogo narrato. Eppure a questa forma, a negar la seconda redazione, egli sarebbe ritornato nel Parmenide1, il qual dialogo per molte ragioni è da ritenersi al Teeteto posteriore: vi sarebbe ritornato proprio in quel dialogo in cui la forma narrata ci sta più a disagio. È possibile? O non è invece più probabile che, fatta nel Parmenide l’esperienza penosa degli inconvenienti di quella forma, nel riadattare il dialogo più antico alla serie dei nuovi, egli l’abbia appunto corretto in questo senso, dando insieme nel proemio la ragione del tipo



  1. Effettivamente il Parmenide è narrato solo nella prima quarta parte, mentre da p. 137 C in poi è praticamente rappresentato con la regolar soppressione dei “disse„ e “rispose„. È dunque una forma di mezzo tra le due. S’intende poi da sè che l’essersi Platone a un certo punto deciso per la forma drammatica, non importa menomamente che egli l’abbia scoperta solo allora e non l’abbia anzi usata occasionalmente più volte anche prima.