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For. E più ridicoli di tutti nyl modo di «
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gionare sarebbero proprio quelli che non ci mettono di chiamare alcuna cosa, comechè pajJi tecipi della condizione di un'altra, col nome questa. C Teet. In che modo? For. Son pur costretti ad adoperare ad ogifl momento (queste espressioni) essere, separata- mente, reciprocamente (i), di per 'sì, e infinite altre, dalle quali non avendo modo di astenersi e di non applicarle ai propri discorsi, non hanno bisogno di altri confutatori, ma, come si suol dire, avendo in casa il nemico e l'oppositore vanno portandoselo in giro parlante dentro di loro, come faceva quel matto di Euricle (2). D Teet. Proprio lo stesso: ed è vero. tutte le cose abbiano la tra loro? Teet. Questo quesito sono capace anch 10 di risolverlo. For. In che modo? Teet. Che il moto stesso starebbe a (fatte fermo, e la quiete stessa viceversa si moverebbe, qualora reciprocamente si mescolassero. (1) Tifi ie elvat rtov jziqì jidvtu àvayxd^ovxai ^(fjnìhu xal tifi %<opi; xal àXX>)Xoiv xal r$ xa&' ai>tò x. r, i. Così leggo secondo la proposta del Campbell, invece di'rtf» àXXiov o itf> tiòv ctXXotv dei codici: è infatti necessaria una parola che significhi rapporto (2) Euricle era un ventriloquo, che dava ad intendere di portare in sè uno spirito. Cfr. Arist. Vesp. 1019. For. E che sarebbe