Pagina:Il Sofista e l'Uomo politico.djvu/227

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sofista ticn. diciamo cosi per la partecipazione deH'jjaJ B tico con esso moto, e quando lo diciamo identico (diciamo così) viceversa per la cq^H nan/.a che ha col diverso, per la quale sepà^H dosi dall'identico diventa non l'identico ma u» I altro, così che rettamente alla $ua volta si viceversa che non è l'identico (l). Teet. Precisamente. For. Dunque persino se in qualche manie» I il moto potesse partecipare della quiete (2), n0« sarebbe niente di strano di chiamarlo moto zionario? Tf.et. Benissimo; se però concederemo che delle specie alcune siano atte a mescersi jfl altre no. (1) Prima si era negato che moto e identico (odiverso) potessero essere la stessa cosa in senso assoluto, qìfH lo si ammette, ma in senso relativo. (2) Ory.oòv xQv et .7// utceAdft/iavev adii/ Hlvqqù aiàafo>s. L’espressione scelta indica che è ipotesi che non si verifica fs’é intatti appena detto che moto e quiete sono incomunicabili); il Campbell però nota in queUo dialogo la tendenza di attribuire al moto carattere di necessità o di stabilità. Ad ogni modo il senso correrebbe più piano per chi accettasse l’integrazione proposta da Mf.indorf e Schleiermacher e leggesse (i supplementi sono tra uncini) continuando: oùilv àv Stonw fjv crriiuiuov ar1 /, v jtQoaayoQevttv. (vvv ik 06 iietaio/t- fidvet. — <9. oh yùj^ ohi’. — S. uxonov <5fpa aidaiftov afaljr ixQoanyoQtveiv.) — H. lÌQ&óiatd ye, ecc. Non è certo d2 giurare sull’auteilticità delle parole integrate, ma poto è da dubitare della estrema opportunità del senso loro e del nesso che ristabiliscono con ciò che segue. Cfr anche Ritter, j\. U. p. 61. À