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228 // sofista. Teet. Precisamente. For. Dunque dopo ciò bisogna «‘saininare la si mischia all’opinione e al discorso. Tket. Perchè? For. Perchè se non la si mischia a qyJH cose, è necessario che tutte siano vere; e se hj si mischia ne nasce l’opinione e il discorso fa|s Infatti opinare o dire ciò che non è, questo •' la falsità che nasce per tal modo nel pensiero o nei discorsi (i). Teet. Cosi è. For. E se è il falso, è anche l’inganno. ( Non mi pare che da queste parole sia lecito attribuire a Platone lo sproposito di credere che il mischfaa ilei non essere al discorso produca senz’altro il discorso falso (cfr. Rakdrr, O. c. p. 333), il che sarebbe in con» traddizione con ciò che si è detto fin qui. Egli qui dice solo che, se il non essere non si mischia col discorso k esclusa la possibilità del falso, e che solo se vi si mischia, il falso può darsi : e questo è ineccepibile. Perchè poi effettivamente il discorso falso si dia, bisogna per di pii che ciò che non è sia enunciato come ente, e questo dqm Platone lo sapeva e lo affermò espressamente a p. 263 0 Si comincia dunque dal definire che cosa il discorsosi* e come possa nascere : e nasce se le parole messe insieme si confanno tra loro: non si confanno nomi soli e verbi soli, ma si confanno nomi e verbi. Di unmi e di verbi si ha discorso. Ma poiché il discorso'deve avere un soggetto (p. 262 E), la verità o la falsità di esso dipendono dalla verità o falsità dejla cosa che si afferma o che si nega. Il discorso insomtna, come Platone ripete più volte, non è che l’espressione sonora del pensiero, e perciò a questo punto la sua dimostrazione è finita: essa si può dire piuttosto sovrabbondante chr non deficente.