Pagina:Il Sofista e l'Uomo politico.djvu/43

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32 Capitolo II.

Di soli nomi messi in fila non si fa discorso, e così neppure di soli verbi, ma sì di nomi e di verbi: dunque anche le parole, come le cose, parte stanno insieme e parte no (p. 262 D). Oltre di ciò il discorso, per essere discorso, bisogna che sia discorso di qualche cosa. Ora di questa cosa nel discorso possiamo dire il vero, ciò che è, come Teeteto siede, oppure il diverso di ciò che è, come Teeteto vola, e chi dice ciò che non è come se fosse, dice il falso, e il suo è discorso falso (p. 263 D). Ebbene, il pensiero non è altro che un discorso tacito che l’anima fa con sè stessa; nulla vieta dunque ch’esso possa esser falso al pari del discorso parlato e il discorso parlato al pari del pensiero, e così l’opinione che ne fosse il risultato, e l’immaginazione che fosse il risultato della sensazione e dell’opinione. Si dànno adunque e opinione e discorso falsi (p. 264 B).

Dimostrato ciò, ritorniamo all’arte delle immagini, dove abbiamo lasciato il ragionamento per risolvere la pregiudiziale se il falso si dia. Il falso c’è, dunque è possibile che ci siano imitazioni delle cose che sono e che di queste imitazioni nasca un’arte illusoria. Cerchiamo qui dentro di cogliere il sofista (p. 264 E). L’arte delle immagini, giusta la divisione di cui sopra, non è acquisitiva ma produttiva. L’arte produttiva è o divina od umana, secondo è Dio che crea o è l’uomo che fa. Ma tanto l’una quanto l’altra si possono dividere pure in arte di produrre le cose e arte di produrre le immagini (p. 266 A): cose divine sono le opere naturali, immagini divine sono i sogni, le ombre, i riflessi: e analogamente per la parte umana, per esempio, la casa e rispettivamente il disegno della casa (p. 266 D). Di quest’ultima sezione dell’arte, come vedemmo, alla sua volta una sottosezione era l’arte del copiare, l’altra la fantastica (cfr. p. 236 C). Ora la fantastica può imitare per mezzo di strumenti o per mezzo del corpo stesso dell’artista, come quando uno contraffà un altro: quest’ultima specie può essere consapevole o inconsapevole, a seconda che l’imitatore sa o ignora ciò che imita; ma l’imitatore che ignora può ignorare credendo di sapere,