Pagina:Il Sofista e l'Uomo politico.djvu/54

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Analisi. 43

sono (p. 293 D). E poichè non è lecito credere che di costoro ve ne possano esser molti ma appena uno o due, bisogna fissarsi su questi uno o due, qualunque sia la forma di governo, purchè governino secondo scienza: così i medici li reputiamo medici, sien ricchi o sien poveri, sia che ci curino con regole scritte o senza di esse, purchè sappiano guarirci o migliorarci. Comandare con arte e per il bene dei governati, questo è dunque il solo canone che contraddistingue l’uomo politico e regio e la sua arte (p. 293 E).

A questo punto il giovine Socrate oppone una grave obiezione: come si può ammettere un governo senza leggi? Certo, risponde il Forestiero, il por leggi è pertinente all’arte regia, ma la legge provvede in generale e non a ciò che conviene caso per caso, e alla mutabilità delle cose umane male si conforma ciò che ha da essere fermo e stabile sempre. — E perchè allora le leggi si fanno? Si fanno perchè il re non può stare accanto a ciascun cittadino per dirigerlo in ogni suo atto giorno per giorno e ora per ora: non potendo far ciò, egli scrive delle norme perchè servano di direttiva in generale. Ma non già ch’egli si vincoli a non mutarle e a non dipartirsene, se trova di meglio; come un medico che dovendo allontanarsi scriva delle prescrizioni, non si tien punto obbligato a seguirle qualora tornando trovi ragione di mutarle (p. 296 A). Ma la gente dice che, se si hanno da mutare le leggi, bisogna prima persuaderne la città. Si risponde: e il medico che senza persuadere l’ammalato, sia esso un fanciullo o anche un uomo, faccia contro le regole scritte e lo guarisca, diremo che gli ha usato violenza a torto e contro arte? Del pari coloro che sono sforzati a far di meglio di ciò che le leggi prescrivevano, non possono dire di patire ingiustizia, chiunque sia colui che li sforza, persuada egli o non persuada. Così il pilota salva i naviganti tenendo per legge la propria arte, e così chi sa comandare deve ritenere l’autorità della scienza come superiore a quella delle leggi (p. 297 A).

Il governo perfetto in conclusione è soltanto il go-