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Pagina:Il Sofista e l'Uomo politico.djvu/60

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La teoria del Sofista. 49

terna evidenza: soltanto poichè qui le idee non si studiano in relazione alle cose, bensì nei reciproci rapporti tra loro, era naturale che di un’affermazione esplicita in proposito mancasse affatto l’occasione. Che anzi la teoria delle idee nel Sofista sia effettivamente giunta già al secondo stadio, è positivamente provato dall’essere la tesi del dialogo un’ulteriore evoluzione di questo stadio secondo, e del non avere essa ragione di essere nello stadio primo. Finchè infatti le idee erano soltanto predicati e le cose acquistavano l’esistenza dal partecipare all’Essere connaturato a questi predicati, la questione della comunicabilità non poteva nascere1. Innanzi tutto ogni qualità era un’idea a sè, un’idea era il bianco, un’idea era il grigio; ma poniamo pure si fosse assurto al substrato comune dell’Essere (dalla qualità alla sostanza), come si fa qui, a dire il tal corpo è bianco, e insieme il tal corpo non è nero, non si fondevano con ciò l’Essere e il Non essere tra di loro, da diventare in certo modo l’Essere Non essere e il Non essere Essere: la cosa era come un terreno neutro nel quale gli opposti si potevano incontrare senza confondersi.

Questo è espressamente ammesso e ritenuto da Socrate nel Parmenide. Ivi infatti egli parla della partecipazione delle cose alle idee, e dice che possono partecipare anche di idee tra loro opposte, “poichè„, continua, “se la stessa uguaglianza uno la dimostrasse diventata disuguaglianza, o la disuguaglianza uguaglianza, questa, credo, sarebbe cosa mostruosa. Ma se le cose che partecipano dell’una e dell’altra me le dimostra esser passive di tutt’e due, non mi sembra, o Zenone, ciò punto strano, neanche se mi dimostrasse che tutte le cose sono una per ciò che partecipino dell’uno,



  1. Nel Protagora, p. 331 D, la difficoltà era stata girata riconoscendo tra le idee la possibilità d’una somiglianza: la giustizia era in qualche modo simile alla santità; e così anche quelli che pajono opposti, il bianco al nero, il duro al molle.
Fraccaroli, Il Sofista. 5