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meni che ne conseguirono, venne allora calcolata in metri quadrati 3624.00. Pareva dopo il 1877 che questa lotta fra il lago e la diga avesse almeno una tregua, quando sopraggiunse la terribile piena del Settembre-Ottobre 1882.

Nella parte superiore della valle, sempre per opera di frane, si formò un nuovo laghetto, che, rotta in breve la diga, lasciava libero sfogo ad una colonna di acqua, che, trascinando con sè ciclopici massi di granito e di porfido, distrusse tutto quello che trovò sul suo passaggio e, riversandosi nel lago Nuovo, lo riempì e riuscì a infrangere la diga. L’acqua allora, fuggendo precipitosamente, si riversò nella sottoposta valle, producendo enormi disastri, e il fondo del lago rimase quasi totalmente asciutto. Una piccola pozza, rimasta nel fondo a 15 m. sotto il livello solito del lago, fu completamente spazzata dall’inondazione del 1888. Di quel lago famoso ora non resta che una lugubre e funesta memoria e, in mezzo a quel campo di squallore, si trovano ancora i residui di piante che, rimaste per 57 anni sotto acqua, avevano cessato di vivere e cominciavano a fossilizzarsi. La superficie del lago era di 0,96 Kmq.; la sua profondità massima di 18-20 m.; la sua altezza sul livello del mare di 772 m. Nessuna notizia esatta, però, fu raccolta sul luogo al tempo delle prime catastrofi, a ricordo delle quali non ci restano che quattro brutti canti di un certo Negrelli Nicola1.

Un altro lago esiste tuttora nel bacino del Cismone. È il laghetto di Calaita, in fondo alla valle del Lozen, alle falde occidentali del Col Santo. E situato a 1622 m. ed ha — secondo il Fratini — un diametro massimo di circa 500 m. Le sue sponde sono molto torbose.

3. Bacino del Sarca. Come potremo vedere in seguito, questo bacino contiene, oltre ad un numero abbondante di laghi notevoli per estensione, una serie grandissima di piccoli laghi di circo sopra i 2000 m. Allo spartiacque tra il Noce e il Sarca (Adige e Po), nei dintorni di Molveno, verso Spor-Maggiore nella valle inferiore di Non, giace a 974 m. il lago di



  1. Negrelli. Il Rebrut, e le rovine delle alpi canalesi in Tirolo. Canti quattro. Trento, 1830.