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XIII. — Città, paesi e soggiorni alpini. | 295 |
modello più sicuro dell’arte edifìcatrice usata dai maestri comacini (giacche ne fu autore Adamo d’Aurogno della scuole comacense, morto nel 1212).
«Fu ben denominata, egli dice, opera di transizione fra
l’architettura germanica di quel periodo e la lombarda, giunta
in Italia allora al massimo punto di sviluppo. In effetto, sentono del costruire tedesco le elevate navi divise da piedritti
mistilinei ingegnosamente composti di cordoni circolari e di
faccie rettangole. Hanno del pari l’impronta dell’arte germanica,
Finestra dell’abside
del Duomo. ed anche in parte della francese,
i capitelli a fogliame esile raggruppato
sulla cima di ogni foglia
in bottone. Per contrario, è lombardo
l’arco che si presenta sempre emisferico
in tutte le sue parti della
chiesa, e che si profila in doppio archivolto
tanto sulla nave maggiore
che sulle minori; son lombarde le
volte a crociera, i cui spigoli vanno
vestiti di costoloni, arieggianti però
nel loro profilo quelli medioevali di
Germania e di Francia; son lombarde
egualmente le porte, sugli stipiti delle
quali si aggrovigliano mostruose figure
frammiste a fogliame, come a
San Celso di Milano, e nelle altre
chiese di Lombardia erette in quel tempo. E lombardo concetto la cupola, perchè alzata su tamburo ottagono; ed è parimente lombardo lo esterno, con le sue porte decorate da
protiri a colonne posanti su grifoni, ovvero sopra figure romane accovacciate: son lombarde le colonne ofitiche che reggono l’arcata d’uno dei prefati protiri.»
«Condotte sul lombardo sistema mostransi pure le gallerie cieche nell’alto della fabbrica; lombarda è l’abside bellissima per la forma generale e per le sagome; lombardi i profili delle finestre; lombardi finalmente anche alcuni capitelli sparsi per la chiesa e che per la rozza fattura accennano alle prime età di quella maniera. Per contrario; a questa non appartengono