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Pagina:Il Vendemmiatore e La Priapea.djvu/106

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98 LA PRIAPEA

LXII.


Tu mi minacci pur, Pietro Aretino,
     Ne sò con che, perchè n’ho poca cura:
     Se con le chiappe mi vuoi far paura,
     4Dillo in volgare, ch’io non so latino.
Il tuo cul so ben io ch’è un paladino
     E che rompe ogni lancia ben sicura:
     Sò che è sì fatto che non ha misura,
     8E cosa da stancar Atene e Arpino.
Se con la bocca, perchè sai cianciare
     Pensi col fatto mio di farti onore,
     11Tu t’affatichi invano a minacciare.
Che se di bocche debbo aver timore
     Da quelle potte mi saprò guardare,
     14Ch’hanno la bocca dell’Imperadore.


LXIII.


Donne, io vi manderò tutte in bordello,
     Io dico tutte al sangue di san Biasi,
     Perchè non voglio che ciascuna annasi
     4La menta, e se ne faccia il fascitello.
Un giardin senza menta non è bello,
     Ma proprio come i visi senza nasi:
     Anzi l’effigie mia senz’ella è quasi
     8Senza fior prato, o senza gemma anello.
Non hanno gli orti miei la qualitate
     Ch’han gli orti vostri, e son d’un altro andare,
     11Che i vostri son più ricchi in veritate.
Perche sempre hanno robba da donare
     E se le fiche fussero impacciate,
     14Le pesche avete da potermi dare.