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DEL FRANCO. 103

LXXII.


Voi, voi Fratacci con li colli torti,
     Siete il fracasso delle robbe mie,
     Per lambiccare in far dell’erberie
     4Tutte l’erbe che nascono in quest’orti.
Non vi basta, porcacci mal accorti,
     L’alchimia e le vostre ruffianíe;
     Ma far volete con le stregherie,
     8Che il diavolo vi porti vivi e morti.
Ahi del mondo canaglie imbrodolate,
     Che il giudizio di Dio vi s’apparecchi,
     11E siate al fuoco per giustizia date.
Ch’ove dovete scalzi fra gli stecchi
     Star in orazione, allor vi state
     14Con mantici e col fuoco, e con gli specchi.


LXXIII.


Nasceano gli articiocchi a trenta some
     Il dì, che l’orto mio da tutti i lati
     Tanti ne avea, che non gli avrian mangiati
     4Quanti Vescovi porci han quattro Rome.
Ora non n’ho pur uno, e non so come
     Se non mi son da’ Principi rubbati,
     Che questi frutti son i più aspettati
     8Da i becchi, poichè questo è il lor cognome.
Ma chi sarà mai stato tanto ardito,
     Che si sia assicurato a saccheggiare
     11Le piante del mio frutto favorito?
Se non è il Papa, io non saprei pensare
     Chi fusse della schiena sì sfornito,
     14Che stesse manco in atto di rizzare.