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126 | LA PRIAPEA |
CXVII.
Questo fascio di cardi, consecrato
Priapo al nome tuo, fiati ben caro,
Perch’è frutto bellissimo, e sì raro,
4Che l’orto ti farà ben avviato.
Il manco grosso che s’è misurato
È più grosso del tasto d’un somaro:
Io non dico del tuo, perchè gliè chiaro
8Ch’io sarei per bugiardo processato.
Taccio quanto sian buoni a giostratore,
Che come gl’avrai meglio conosciuti,
11Sarai da tutti arringhi corridore.
Non ti dico altro delle lor vertuti,
Se non che son di forza e di valore,
14Che fotter fanno i Principi fottuti.
CXVIII.
Priapo, ovunque è gente, si favella
Ch’hai quel difetto che non puoi pisciare,
E credo che sia quello che chiamare
4Soglion i nostri medici renella.
Però se fusse vera la novella,
Userai questi asparagi in mangiare,
Che il Papa li suol molto commendare,
8E ne vuole ogni pasto una scodella.
Non sospettar che questo non sia vero
Se l’Aretin, ch’è pratico in palazzi,
11Non molto se ne serve in tal mistiero.
Perch’egli ha tutti i medici per pazzi,
E per cose aperitive da dovero
14Altro non vuole che cristieri o cazzi.