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46 IL VENDEMMIATORE

CXXIX.


    Dal mar d’Adria al Tirren, da Leuca a i monti
Che fan siepi tra noi ed Alemagna
Non trovò luoghi ad onorar più pronti
1028Che i lieti campi sua persona magna,
Dove Sebeto e Sarno han foci e fonti,
E della terra che ’l bel Mincio bagna
Ove tanto onorar quell’uom divino,
1032Che nomar se ne volse cittadino.

CXXX.


    Dopo la sua partita, altari e tempj
Gli alzò divoto il popol Mantovano,
Ove dell’opre si vedean gli esempj
1036Che fatte avea col capo e con la mano;
Ed un grand’uom di Mantoa, ch’a que’ tempi
Cantava l’arme d’un baron Trojano,
Scrisse de’ fatti suoi famose istorie,
1040E sparse Italia e ’l mondo di sue glorie.

CXXXI.


    Stavan le mura di quei tempi, assise
Tutte su due colonne o due pilastri,
Ch’eran di più colori e di più guise,
1044E di tofi e di selci e d’alabastri,
Parea che fusser da natura incise
Nel natío monte, e non da man di mastri,
E tutti avean dinanzi agli usci belli
1048Folti boschetti o teneri pratelli.