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IL BUON CUORE 283


care da quell’effimera glorificazione. Anzi, il cuore fremeva di indignazione, di disprezzo per quelle turbe di miserabili adoratori; nè sapeva sempre dissimulare a perfezione, ed era un tantino dura, poco compiacente, scortese perfino. Quanto poi al cedere alla tentazione di intrecciare più o meno platonici idillii, oh! questo mai, neppure per prendersi giuoco crudele di quegli svigoriti insulsi cavalieri che più spasimavano per avere i suoi favori. Tanto che i compagni di troupe ne erano disperati, e gli estranei non capivano più nulla.

Di questa riserbatezza tutti parlavano, ammirando o criticando a seconda degli umori, l’artista che rompeva così bruscamente le tradizioni del palco scenico: la chiamavano la casta diva, la bella crudele, l’inespugnabile. Molly lasciava dire, contenta di saper continuare nei fieri propositi di donna sinceramente riabilitata e di far onore alla sua conversione. Vivea ritiratissima in un elegante palazzina acquistata col frutto dei suoi sudori e talenti, tutta dedita all’arte ed a rifare intellettualmente e socialmente la sua vita. Leggeva molto della più sana ed elevata e classica letteratura inglese; col suo fine spirito esercitato a meditare, colpiva facilmente una situazione, una condizione di cose, vedeva dove mirava tutto l’arrabattarsi delle passioni umane, deduceva senza sforzo le più pratiche e sennate conclusioni da tutto un mondo che le si agitava innanzi.

Lei stessa fattasi omai di una maturità di senno, invidiabile anche nelle persone collocate su più elevata scala sociale, trattava, dirigeva i suoi affari economici; faceva compere di stabili, metteva al massimo più sicuro interesse il suo danaro, che per quanto le fioccasse in casa come un’inondazione, non lo sprecò mai, non l’assotigliò che per i più urgenti bisogni della vita conforme al decoro che dovea pure imporsi. Non sottraeva tampoco un centesimo neppure per l’elemosina; ed è tutto dire Sarebbe sembrato che lei, venuta dal popolo e avendo conosciuto tutto il rigore brutale delle miserie, avesse dovuto pensare a chi soffre, al bisognoso del pane quotidiano e d’un cencio per difendersi dal freddo.

Ma semplicemente differiva, non già che negasse al povero un soccorso che per tanti titoli ella gli dovea. Aveva formato da anni uno strano progetto in materia di beneficenza; e stabilito ben bene fino nei suoi più minuti particolari in che cosa veramente dovea consistere, ora non facea altro che aumentare la massa che dovea servire a tale atto filantropico. L’avaro che adora il danaro per il danaro, non avrebbe messo maggior febbre d’accumulare e di conservare, di quello che andava facendo Molly. I principali banchieri londinesi, gli industriali più in vista per colossali aziende non potevano difendersi da un impercettibile sorrisetto malizioso quando se la vedevano innanzi; la chiamavano col poco lusinghiero epiteto di madama finanziera, un Rothschild in gonnella. Ma lei lasciava dire, pure di concludere affari nel miglior modo possibile. Come anche lasciava dire i compagni in arte, i quali non finivano di punzecchiarla garbatamente, di farne argomento di derisione. Padronissimi tutti di criticare le sue economie e il suo sistema di risparmio; tanto, lei alla sua volta non

poteva approvare il sistema di prodigalità, di sperpero, di libidine dello spendere finanche in cose futili per il piacere di spendere e apparir grandi, al ritornello materialista ed egoista: «oggi coroniamoci di rose prima che marciscano; cogliamo fiori da ogni prato prima che il sole li faccia appassire; nessun capriccio resti insoddisfatto, nulla neghiamo alle nostre voglie; domani morremo».

Molly intendeva a modo suo la vita; ma intanto non vide mai la squallida miseria che si accompagna agli ultimi anni desolati di molti artisti; visse fino all’estrema vecchiaia felice ed onorata e lasciò dietro a sè un motivo di benedizione sincera, duratura nei molti beneficati dalla sua opera filantropica.

Quando l’avvocato Leclerc lesse anche il testamento, non aveva più fiato dalla sorpresa. La sua cliente lasciava un milione preciso in beneficenza con un testamento olografo di questo tenore: Io Molly Amy Davidson, lego tutto il mio avere consistente in poderi, case e titoli industriali dell’ammontare di un milione, ad un’opera umanitaria forse strana, ma non per questo meno necessaria e importante. E cioè: visto dalla mia personale esperienza e dal fatto molto evidente che tutti possono verificare, come la fanciulla del popolo, in troppi casi riesca al naufragio completo non meno della sua sanità fisica quanto della sua innocenza, della sua virtù, del suo pudore, andando a finire nella più deplorevole corruzione e miseria, perchè la crudele necessità della vita la spinge a cercar lavoro dovunque il lavoro si può trovare quando e tutt’ora in troppo tenera età; perchè vien sottratta alla vigilanza d’una madre costretta essa pure a cercar lavoro in officine lontane dalla casa, che deve lasciare alla custodia di Vicine insieme alle sue tenere creature; a impedire che la famiglia si disperda, a impedire che la fanciulla troppo giovane venga a contatto colla vita dura, inumana e corrotta degli opificii, dove certo riceverà funeste impressioni che la rovineranno inesorabilmente: lego al mio paese nativo, Bath, tutta la mia sostanza, allo scopo di provvedere coi frutti del medesimo, il lavoro a domicilio alle madri povere e cariche di figli, e alle figlie dì tali madri, fino al quindicesimo anno di età; e il lavoro consisterà solo in cucito, ricamo, rammendo, tessuto, mode, maglierie, sartoria. Ho dovuto farmi la convinzione che, nella crociata del bene sociale è più saggio prevenire il male perchè non si impadronisca del cuore umano, che reprimerlo perchè lo si lasci ad abitudine fatta. Il mio avvocato Leclerc è pregato di dar corso a questa mia generica ultima volontà, inspirandosi per l’applicazione in tutti i suoi particolari da me lungamente studiati, alle diverse istruzioni che io consegnai a diversi fogli che figurano nel plico in cui si trova pure questo mio testamento».

Tale il fatto. Ebbene, immantinentemente ebbe colle critiche dei soliti che trovano ben fatto solo ciò che loro fanno o inspirano, anche le lodi più incondizionate. Il primo magistrato del paese commemorò solennemente la santa benefattrice nella prima riunione degli ammistratori del comune. Poi un vecchio signore misantropo che vivea tappato in un antico castello dei dintorni —