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il buon cuore 357

in noi l’infinito sgomento, che faccia vibrare tutto il nostro spirito e poi, per farci coraggio e attinger lena, pensiamo che i santi dicono il trionfo di Dio nell’uomo, pensiamo che essi sono la rivelazione della divina bontà.... sia che li vediamo, con mistica visione, felici oltre la morte, sia che li avviciniamo, misericordiosi e grandi, quaggiù!

E i morti? I morti predicano la stessa virtù, ma in forma cruda, in forma, quasi, di terrore. Essi invitano alla virtù, mostrando a nudo le conseguenze del male. È un mezzo che può avere efficacia educativa e salvatrice anch’esso.

La morte è lo stipendio del peccato.... la morte è lo squagliarsi di tutto ciò che fu caro, che fu amato, che fu idolatrato secondo il mondo, secondo la carne.... Che rimane del piacere indegno, della ricchezza ingiusta a un’anima che lascia la terra? Nulla! Ed essa si ritroverà sola, misera, nell’al di là. Che squallore! I morti ci ricordano il peccato, tutto il peccato, solo il peccato!

Meditiamo, cerchiamo di capire fin dove il male ci stringe per strapparlo da noi, senza fiacchezza, senza indugio.... togliamo da noi, fin dove possiamo, tutto ciò che è diminuzione di spiritualità e di vita eterna!

E la Chiesa avvicina il giorno dei santi a quello dei morti; ci mostra il premio della virtù e il castigo del vizio; pare che voglia così assumere tutte le voci per stimolarci, per chiamarci....

Chiama, chiama la madre dei santi, che la sua voce non resti senza risposta, che, intorno a Lei, viva e fiorisca una larga corona d’eroi!

Vangelo della domenica terza dopo la Dedicazione


Testo del Vangelo.

Il Signore Gesù ricominciò a parlare ai Principi dei Sacerdoti e ai Farisei per vie di parabole dicendo: Il regno de’ cieli è simile ad un re, il quale fece lo sposalizio del suo figliuolo, mandò i suo: servi a chiamare gli invitati alle nozze, e non volevano andare. Mandò di nuovo altri servi, dicendo: Dite agli invitati: il mio desinare è già in ordine, si sono ammazzati i buoi e gli animali di serbatoio, tutto è pronto, venite alle nozze. Ma quelli misero ciò in non cale, e se ne andarono chi alla sua villa, chi al suo negozio: altri poi presero i servi di lui, e trattaronli ignominiosamente e li uccisero. Udito ciò il re si sdegnò: e mandate le sue milizie, sterminò quegli omicidi, e diede alle fiamme la loro città. Allora disse ai suoi servi: Le nozze sono all’ordine, ma quelli che erano stati invitati, non ne furono degni. Andate dunque ai capi delle strade, e quanti incontrerete, chiamate tutti alle nozze. E andati i servitori di lui per le strade, radunarono quanto trovarono, e buoni e cattivi: e il banchetto fu pieno di convitati. Ma entrato il re per vedere i convitati, vi osservò un uomo che non era in abito da nozze. E dissegli: Amico, come sei tu entrato qua, non avendo la veste nuziale? Ma egli ammutolì. Allora il re disse a’ suoi ministri: Legatelo per le mani e pe’ piedi, e gittatelo nelle tenebre esteriori: ivi sarà pianto e stridore di denti. Imperocchè molti sono i chiamati e pochi gli eletti.

S. GIOVANNI, Cap. 22.

Pensieri.

Ricordiamo brevemente la parabola evangelica: Un signore manda ad avvisare gli invitati a un pranzo che vengano alla sua casa, perchè tutto è preparato per la festa; ma gli invitati, chi per una ragione chi per un’altra, si scusano di non poter prender parte al convito. Allora il padrone, sdegnato, fa riempire le sale del banchetto, invitando i poveri della città.

Dio, in mille guise, chiama le anime alla sua mensa, al suo regno, le chiama tutte, sempre.... e tante accettan l’invito.

Accettar l’invito di Dio vuol dire accettare, accogliere la sicurezza della vita, della felicità.... Sì, verrò quando tu chiami, dice l’anima, perchè io voglio essere con te, Signore, sempre, sempre felice con te.

Non è difficile accettar questo primo invito, che l’anima prende come invito alla gioia....

È un’illusione così comune, questa, in numero grande di anime, le quali, pare si diano alla religiosità per mettersi al riparo degli eventi tristi e dolorosi della vita terrena....

Ma Dio chiama a convito spirituale, a elevazione sempre più eccelsa, non a goder ancor più largamente dei mondani..., perchè una comoda pietà a che si risolve se non in godimento più completo?

Dio chiama e richiama a sè, e per andar a Lui vien l’ora in cui bisogna rinunziare alle persone, alle cose più sacre e più care, l’ora in cui bisogna lasciarsi annientare, calpestare.... l’anima arriverà a Dio, a volte, vibrante d’amore e di fede, ma grondante mistico sangue.... E non tutti son pronti ad andare a queste condizioni.... e quando lo vedono, si ritraggono, dicon di no, trovan mille pretesti per non partecipare al santo, ma cruento convito. S’arrestano.... e Dio non li chiama più e si rivolge ai poveri, ai miseri, perchè nulla di terreno sazia il loro desio dell’eterno, ed essi vanno, salgono a Lui per tutte le vie più ardue, ma vanno, ma salgono a raggiungono la vita eterna.

Questi poveri noncuranti della terra sono i santi, i ricchi delle ricchezze eterne!

Lo spirito lotta per conquistare il mondo, ma il mondo non è facilmente vinto nè nella società, nè nelle singole anime! La vittoria spirituale s’effettua costante, ma lenta, ma laboriosa..., solo i più eletti l’effettuano in sè e intorno a sè.....

Questo è un fatto: però io penso che al progresso della elevazione spirituale nel mondo s’opponga, anche, il modo incompleto con cui gli educatori ripetono intorno a loro la chiamata alla virtù, al bene.... Tanti, troppi, allettano alla virtù, promettendo la gioia, la felicità, quasi quasi la prosperità terrena. Sotto c’è come l’idea di un contratto.... che sia così, che molti pensino così è reso evidente da certe frasi che si raccolgono sulle labbra di persone pie:

— Era tanto buono, perchè è così disgraziato? Era santo, perchè è infelice? Era così religioso, non meritava quello che gli è caduto adosso!