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360 il buon cuore
di fine, — non mai amara — causticità, avrebbe detto:

— «Meglio così. Parole Parole!» Ma noi sappiamo invece che da Lui può venire forza d’esempio e luce di bene.

Da anni gravata sotto l’oscura minaccia di un malore insidioso che ora pareva vittoriosamente vinto, ora si riaffacciava subdolo improvviso, la dolce nobile anima schiva d’ogni forma convenzionale e volgare, si vietò il lamento, — e mentre, assetata di studio di progresso, s’apriva ai concetti più moderni della vita, serbò la serenità di uno spirito antico.

Egli fu un puro, a suo modo un mistico, forse un solitario.

Amò le vette con culto d’entusiasmo, come un poeta e come un filosofo. Tutta seppe l’aspra poesia della montagna, tutte intese le sue voci, tutto si tuffò nel niveo splendore del ghiacciajo, nella purezza cristallina dell’abito alpestre, e n’ebbe sempre più alto, più fulgido l’intimo pensiero.

E un lavoratore fu: tenace, entusiasta, infaticabile fino al di là di quanto gli consentissero le forze. Profondo ingegno, spirito meditativo solidamente culto, temprato al fuoco di quel continuo studio volontario che gli rendeva famigliare ogni problema.

Per quale segreto questa singolare, eletta giovinezza tanto dissimile dell’altre giovinezze, tanto lontana dalle passioni e dalle debolezze comuni, strappò dai cuori sì viva onda di simpatia, piegò a fervida ammirazione vicini e lontani, pari e inferiori?

Perché Egli era anche buono, di quella grande bontà umana che affratella i mortali di quella bontà equa e forte che ha lucida visione del bene altrui e s’adopera per conseguirlo.

Ma ormai Egli è lassù, nel solitario cimitero ove ha desiderato di dormire, — e tanta luce di bellezza spirituale è spenta in pieno fiore di virilità.

Spenta?....

L’autunno scorso, dinanzi al monte Bianco infiammato dai fuochi del tramonto, mentre il colloquio, fra noi, attingeva a quella nobiltà di cime, linee severe di raccolta meditazione e veli fluttuanti di tristezza, Egli usci a dire:

— «Non siamo noi soltanto umili anelli nell’infinita catena delle armonie del creato?» E, — con un sorriso — «Anelli di ferro, di similoro, forse di pietre false....».

L’anello vostro fu di gemme pure, e la sua chiara luce aggiunge fiamma al focolare del perenne lume.

Fulvia

A Milano, la signora Teresa Fumagalli ved. Maccarelli; — la signora Teresa Martinelli ved. Panara; — il sig. Angelo Strada; — il sig. Guido Cogito, uno dei Mille.

— A Tradate, il sac. Carlo Grugni.

— A Gorla Maggiore, la signora Corno Angela, maestra per 42 anni in Canonica Lambro, zelante e pia, rapita in pochi giorni alla stima e all’affetto di parenti e conoscenti.

— A Civitanova, il nobil uomo conte cavalier Adolfo Conti.

— A Verona, il nob. dott. Carlo Inama, avvocato, cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro e ufficiale della Corona d’Italia.

— Ad Abbiategrasso, la signora Angioletta Rovere-Taccani.

— A Treviso, il conte Francesco Roberti capitano dei Carabinieri Reali.

— A Roma, la principessa Stefania Galletti di San Cataldo, vedova da pochi anni del contrammiraglio comm. Francesco dei principi di Palazzolo Ruffo Scilla di Calabria, già aiutante di campo di Re Umberto.



DIARIO ECCLESIASTICO


6 novembre — Domenica seconda dopo la Dedicazione — Ss Vitale ed Agricola mm.
7, lunedi — S. Prosdocismo vesc.
8, martedi — S. Goffredo vesc.
9, mercoledi — S. Aurelio arciv.
10, giovedi — S. Andrea Avellino.
11, venerdi — S. Martino vesc.
12, sabato — S. Giosafat vesc.

Adorazione del SS. Sacramento.

6, domenica — A S. M. della Stella.
10, giovedi — A S. M. Segreta.


Gerente responsabile.

Romanenghi Angelo Francesco.


Milano. Tip. L. F. Cogliati, Corso P. Romana, 17.