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38 IL BUON CUORE


duatoria alcuna, nel concorso al prof. Mercalli, lo prepone a quell’ufficio a cui egli è più che ogni altro adatto.

«Il prof. Giuseppe Mercalli è nato in Milano nel 1850, studiò nei nostri seminari diocesani e, ordinato sacerdote, passò insegnante di scienze naturali nel seminario di Monza. Venne in seguito nominato professore nel liceo di Reggio Calabria e da molti anni copre la cattedra di storia naturale nel liceo Vittorio Emanuele in Napoli. Pur abbracciando con la sua mente acuta i vari rami delle scienze riguardanti la natura, in contatto frequente coi fenomeni vesuviani, egli si è specializzato in vulcanologia, di cui ha ottenuto la libera docenza nella Università di Napoli. Per incarico dell’accademia dei Lincei egli condusse con rigorosità di metodo ricerche interessantissime sui terremoti della Liguria e dell’Andalusia, raccogliendo una folla di dati scientifici e deducendone leggi che valsero a dare indirizzo più certo e più positivo allo studio dell’importante fenomeno tellurico.

«La scala per la misurazione grafica della intensità ed estensione dei terremoti, è una sua invenzione e si intitola da lui. Oltre alle pregevoli pubblicazioni d’indole scolastica egli ha dato alla stampa volumi di fama mondiale, tra i quali l’ultimo, edito dal nostro Hoepli, I vulcani attivi, e parecchie monografie interessantissime.

«Al concittadino nostro che tanto onora la scienza e il sacerdozio cristiano, le nostre vivissime congratulazioni, che volentieri estendiamo all’ottimo fratello don Gaetano Mercalli, prevosto di S. Maria Incoronata».

Fin qui l’ottima Unione e sta bene. Ma noi riteniamo opportuno aggiungere qualche nota caratteristica sulla carriera di don Giuseppe Mercalli, che fu nostro amico fin dalla giovinezza.

Egli, come l’illustre Taramelli, divenne geologo e vulcanologo sotto gli insegnamenti dell’abate Antonio Stoppani, il quale ebbe per questi suoi due distinti discepoli un affetto paterno.

Don Giuseppe Mercalli fu infatti professore nel Seminario Arcivescovile milanese, e lo fu in tempi difficili, quando ferveva gran lotta intorno al nome e alle dottrine del santo filosofo Antonio Rosmini. Il Mercalli, come lo Stoppani, era cultore e ammiratore profondo del grande Roveretano, e non esitò a dare pubblicamente il suo nome e la sua offerta per erigergli in Milano quel ricordo monumentale tanto contrastato. Allora avvenne ciò che in questi giorni, con quell’aura di pace che spira nei seminari milanesi, non succederebbe certamente: il prof. Mercalli, invitato a disdire la sua adesione rosminiana, si dichiarò solidale col suo amato maestro don Antonio Stoppani e venne dimesso dal seminario.

Tale espulsione dipese esclusivamente dal rettore Cassina, nome già noto per altri licenziamenti di altri chiari professori che si distinsero da seminaristi durante le famose Cinque Giornate.

«Il Rosmini — si diceva al Mercalli — ti porterà fortuna». E così fu. Sbalzato sulla strada da un giorno all’altro per una intransigenza, di cui oggi non si ha
idea, Don Giuseppe Mercalli, mentre avrebbe potuto divenire una gloria dei nostri seminari con grandi vantaggi per il nostro clero, divenne il grande geologo e vulcanologo celebrato in tutto il mondo scientifico.

L’Enciclopedia dei Ragazzi spiega e insegna tutto divertendo.

Religione


Valgo della domenica quarta dopo l’Epifania



Testo del Vangelo.

In quel tempo disse il Signore Gesù a Nicodemo: Iddio ha talmente amato il mondo, che ha dato il Figliuol suo Unigenito, affinchè chiunque in lui crede, non perisca, ma abbia la vita eterna. Perciocchè non ha Dio mandato il Figliuol suo al mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo per mezzo suo sia salvo. Chi crede in lui, non è condannato, ma chi non crede in lui è condannato, perché non crede nel nome dell’Unigenito Figliuol di Dio. E la condanna sta in questo: che venne al mondo la luce e gli uomini amarono meglio le tenebre che la luce: perché le opere loro erano malvagie; imperocchè chi fa il male, odia la luce e non si accosta alla luce, affinchè non vengano riprese le opere sue. Chi poi opera secondo la verità, si accosta alla luce, acciocchè si manifestino le opere sue, che sono fatte secondo Dio.

S. GIOVANNI, Cap. 3.


Pensieri.

«È venuta al mondo la luce, e gli uomini amarono le tenebre meglio della luce, perché le opere loro erano malvagie».

La guerra alla luce viene dalla malvagità: coloro che muovono guerra allo splendore del vero e del bene sono i malvagi! Chi opprime e denigra i banditori della verità, la luce migliore che sia data agli uomini godere; sono i cattivi!

La parola del quarto Vangelo mi riempie di esultanza ed io vorrei ricordarla a tutti coloro che, per la luce appunto che essi sanno diffondere, vedono contro di essi appuntati gli strali della malvagità! Gioite, vorrei dir loro, d’aver tali nemici, la loro ira contro di voi è testimonianza della eccellenza vostra. E, guardate, mentre voi state sereni, sicuri in mezzo a qualsiasi tempesta, guardate con pietà ad essi che invocan le tenebre per coprire i loro disegni di male, per nascondere le opere loro, per gabellarsi agnelli, mentre son lupi rapaci!

Oh, la luce del vero dà la massima beatitudine possibile ad un’anima umana e la più perfetta letizia ma se qualcosa può ancora farla maggiormente apprezzare è la visione misera e nera dei figli delle tenebre!