Pagina:Il buon cuore - Anno X, n. 15 - 8 aprile 1911.pdf/7

Da Wikisource.

IL BUON CUORE 119


e piacevoli. E potremmo citare molti altri esempi del genere; ma è forse più opportuno chiederci: Come sono scomparse queste amabili usanze?

La prima risposta che ricorre al pensiero è questa: Noi abbiamo meno tempo dei nostri avi e delle nostre avole da dedicare alla conversazione. Ma la ragione per quanto plausibile non è sufficiente. Ve ne sono altre più complesse e meno lusinghiere per la nostra strabiliante attività. Noi abbiamo a poco a poco mutato la conversazione in una serie di conferenze, snaturando perfino la significazione del nome che viene dal conferire non certo con un personaggio muto, per quanto collettivo quale è il pubblico. Il motto di spirito, l’idea geniale, la piacevole dimostrazione di un enunciato filosofico che si svolgeva limpida e fresca come un rivolo montano, erano una volta destinati a mischiarsi, a confondersi nel gurgite policromo delle osservazioni delle idee altrettanto geniali degli altri. I parlatori più eleganti si contentavano di divertirsi e divertire con la nutrita scherma della parola, diretta quasi inavvertitamente da una piccola mano di donna. Ora tutti hanno cose così gravi, così importanti da dire che non si contentan più di ’affidare i loro profondi pensieri alle ali di libellula della Grazia gentile che pi esiedeva agli antichi conversari. Anche le donne hanno cose così serie da comunicarsi adesso che debbono prestabilire il tema delle loro conversazioni; e gli uomini quando frequentano i saloni lo fanno più o meno per dare la caccia alla chance di leggere o meglio di autoleggere poemi e drammi che condannano volenti o nolenti gli ascoltatori al silenzio. Ed avviene talora che proprio in uno di questi silenzi forzati qualcuno si accorga della scomparsa, o per lo meno del tramonto di quelle Dee Minori che un giorno rendevano più gaia la vita.

Miss Lorey.


La moda nel 1911



Si è tanto parlato di «Moda italiana....» Ma ove si nasconde?... Non si vedono che modelli parigini in Italia! Le signore sono vestite quasi tutte sullo stesso stampo e pur troppo raramente si incontra un’espressione di gusto personale nell’acconciatura muliebre.

In un tempo in cui l’individualismo è in molti rispetti morali diventato egoismo, non c’è alcun individualismo nell’abito. In un tempo di ribellione e di libertà la schiavitù della moda è più tiranna che mai. — Perchè, mentre ci occupiamo a render belle le nostre città, a raccogliere e studiare tele e oggetti d’arte nei nostri Musei, a dedicare il nostro lavoro al trionfo della Bellezza, noi accettiamo dalla nostra sorella latina quello che essa stessa deplora?

Ecco una pagina d’ieri che ci arriva appunto da Parigi:

Dal periodico Les Annales (2 aprile 1911):

Le belle parigine sanno dunque che stanno per compiere una cattiva azione? Le loro fantasie scapigliate, le loro idee barocche stanno per togliere a noi francesi
il monopolio del gusto che era una nostra marca. Tutti i paesi del mondo (è un fatto riconosciuto) si ispirano alla moda. parigina. Ed è giustamente una delle forze della nostra industria: i modelli delle grandi case di moda, si pagano a prezzo d’oro.

I committenti sono tanto spaventati della brutta eccentricità delle nostre mode che sono esitanti per gli acquisti.... Come sapere se le gonne ridicole terminate a foggia di calzoni, aprendosi con un taglio biricchino sulla gamba, saranno ancora apprezzate quando il modello giungerà a destinazione?

Nel dubbio, essi non le acquistano, e la nostra bella industria della moda che faceva vivere migliaia di operaie, subisce una crisi.

«Ben fatto» diranno i malcontenti.

Ma i ben-pensanti esclameranno:

«Peccato!»

Io credo che mai noi abbiamo attraversato un’epoca in cui la moda fosse così decisamente brutta. Pare che agli abiti manchi sempre la stoffa e che si abbia versato lagrime per riuscire a trovare in alcuni centimetri di seta o di lana, il necessario per confezionare una toilette. E si può altresì soggiungere che non se ne trovò a sufficienza! La mostra di destra non è uguale di tinta a quella di sinistra: la parte inferiore della gonna è attraversata da una striscia affatto diversa che non si sa perchè vi si trovi o quali misfatti nasconda. È il trionfo del racconciare, dell’arlecchinata, del rattoppare!

A un tratto, ecco una piccola coda di raso escire fra le gambe. D’onde viene? Mistero! Non ha nulla a vedere colla toilette. Oppure dei veli vaporosi si aprono su che cosa? Su nulla.... Si potrebbe giurare che la stoffa è mancata. No, voi vi ingannate: è per lasciarvi vedere un piede che vi sembra enorme.

I grandi faiseurs sono costernati. La Jupe-Culotte si è rifugiata nei magazzini di novità; ma poichè le signore eleganti non sanno bene ove la moda possa giungere, limitano le ordinazioni, e i forestieri non fanno acquisti.

Non è possibile che una donna trovi belle le elucubrazioni esasperanti della moderna sartoria. E perchè allora non si dice:

«Questo è brutto: io non lo metterò.... Voglio essere vestita a mio gusto e non secondo la follia d’oggidì?»

E, ragionando in tal modo, le signore agirebbero bene, poichè noi stiamo per perdere lo scettro del buon gusto.

Domandate ai committenti — i quali generalmente fanno da noi acquisti per dei milioni — domandate loro ciò che pensano o piuttosto cercate di guardare senza ridere un giornale di mode di ieri. Non lo potrete. I nostri nipoti si burleranno di noi davanti ai brani di stoffa e alle abbreviature che noi portiamo a foggia d’abito e che illustrano i nostri periodici.

Una buona reazione! Ne è tempo!

Cousine Françoise.




Il libro più bello, più completo, più divertente che possiate regalare è l’Enciclopedia dei Ragazzi.