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Pagina:Il buon cuore - Anno X, n. 21 - 20 maggio 1911.pdf/4

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164 IL BUON CUORE


affetto che Milano dà verso le opere salesiane, e raccomandò vivamente il compimento del tempio di S. Agostino che tanto stava a cuore già del venerato suo predecessore don Rua.

La sera alle 18,30 nell’istituto di S. Ambrogio attorno a don Albera si raccoglievano in agape fraterna i rappresentanti dei cooperatori milanesi: una splendida manifestazione in onore del secondo successore di don Bosco. Presero la parola, ricordando le benemerenze dei figli di don Bosco ed esprimendo i più profondi e fervidi auguri, mons. Balconi presidente del comitato salesiano cittadino, mons. Locatelli, prevosto di S. Stefano, mons. Montonati, il consigliere comunale Cavazzoni, mons. Brioschi vescovo di Cartagena; don Albera rispose a tutti assicurando di gratitudine perenne ed anche in questa circostanza auspicando al giorno in cui la chiesa di S. Agostino sia condotta a termine.

Religione


Vangelo della quinta domenica dopo Pasqua



Testo del Vangelo.

Disse il Signore Gesù a’ suoi discepoli: In verità, in verità vi dico, se alcuna cosa domanderete al Padre in nome mio, ve la concederà. Fino adesso non avete chiesto cosa alcuna in nome mio: chiedete, e otterrete affinchè il vostro gaudio sia completo. Ho detto a voi queste cose per via di proverbi. Ma viene il tempo che non vi parlerò più per via di proverbi, ma apertamente vi favellerò intorno al Padre. In quel giorno chiedete in nome mio: e non vi dico che pregherò io il Padre per voi; imperocchè lo stesso Padre vi ama perchè avete amato me, e avete creduto che sono uscito dal Padre. Io sono uscito dal Padre, e sono venuto nel mondo; abbandono di nuovo il mondo e vado al Padre. Gli dissero i suoi discepoli: Ecco che parli chiaramente e non fai uso d’alcun proverbio. Adesso conosciamo che tu sai tutto, e non hai bisogno che alcuno t'interroghi; per questo crediamo che tu sei venuto da Dio.

S. GIOVANNI, Cap. 16.


Pensieri.

Ai discepoli rattristati Gesù dice: Quando sarò partito il vostro gaudio sarà pieno.

Noi, discepoli di Gesù, che viviamo dopo la sua ascensione, possiamo dire di godere questa pienezza di gaudio? Se ce lo domandiamo, noi tutti rispondiamo negativamente. E allora?

Cominciamo a vedere che cosa Gesù intende di dire con questa parola: gaudio, parola che è molto usata anche dal mondo, ma certo in un ben diverso significato.

Cerchiamo dunque d’intendere il significato di questa parola.

Dice Gesù: il vostro gaudio sarà pieno, perchè non avrete bisogno di chiedermi più nulla.

Sicuro che l’intelligenza entra nel gaudio conoscendo la verità e che nulla è penoso quanto la dubbiezza.

Ma davvero sappiamo tutto noi? Sa tutto, non solo lo studioso, ma anche la più ignorante, una pia donna del volgo? Perchè, è certo, Gesù parla per tutte le anime cristiane.

Oh, per sapere tutto quello che ci può dare la gioia piena e ineffabile di cui parla Gesù, è necessario aver la persuasione di possedere la verità essenziale, quella verità, che nessuna forma di vero può avere contro di sè. Perchè temere i progressi della scienza, ad esempio: la scienza è una forma di verità e non può impaurire che un’anima dubbiosa, non certo uno spirito pieno di fede e di sicurezza.

E così ferma e aperta la nostra fede? Abbiamo noi questo gaudio promesso da Gesù a’ suoi discepoli?

Continua Gesù: il vostro gaudio sarà pieno, perchè non avrete più bisogno ch’io m’interponga quando voi pregherete il Padre.

Certo Gesù entra sempre nelle nostre preghiere, perchè esse devono esser fatte nel suo nome, ma, dice, non è necessario ch’Egli faccia più da mediatore.

Lo spirito di Cristo è lo spirito della chiesa, lo spirito del cristiano: non si poteva meglio esprimere l’unione, l’intimità di Cristo con l’uomo.

Quando noi preghiamo Cristo prega in noi e noi in Cristo; è un medesimo spirito che si prostra davanti al Padre e che è sicuro d’essere esaudito. E da questa sicurezza quale felicità!

Dunque Gesù pone il gaudio pieno e completo nella persuasione della verità, nella persuasione della felicità’: se non abbiamo questa convinzione non siamo discepoli di Cristo: siamo deboli, imperfetti, infermi.

Per esser discepoli di Cristo deve essere in noi il gaudio ch’Egli ha promesso a’ suoi discepoli. Gaudio che trascende ogni gioia terrena, che rimane immacolato e intangibile, anche in mezzo a ogni pena più cocente, a ogni più amaro dolore. Non aver timore di nulla e avere un amore ardente per la luce; non aver timore d’essere inascoltati dal Padre, ma sicuri di essere sempre esauditi, perchè il sospiro del proprio cuore non è che quello della attuazione di un disegno provvidenziale...

Che superiorità, che grandezza in questa letizia di sicurezza e di luce! Questo è davvero il gaudio sovrumano, divino: questa è la perla preziosa per aver la quale val la pena di rinunziare a ogni altro avere o possesso. E questo è il gaudio che allarga la mente e dilata il cuore, che rende indulgenti e misericordiosi verso quelli specialmente che nè luce, nè sicurezza non hanno. Chi, più di quelli che vivono nell’ebbrezza della luce e nella pace della certezza può aver compassione e pietà per coloro che beni così eccelsi nemmeno sanno?!