Pagina:Il buon cuore - Anno X, n. 23 - 3 giugno 1911.pdf/6

Da Wikisource.
182 IL BUON CUORE


rettore cav. Codebò, dai membri della direzione e dal cappellano, mons. Barbavara.

Com’ebbe dato uno sguardo ai raggi, o corsie, del carcere parati a festa, il Cardinale s’inoltrò verso il centro ove sorge l’altare. Quivi vestiti i sacri indumenti, celebrò il Santo Sacrificio. Intanto un detenuto, avanzatosi, lesse il seguente indirizzo:

«Pastore Eminentissimo,

«In Naim, la piccola città di Galilea dominata dall’Ermon e vigilata dal Tabor sacro e maestoso, nella serena tranquillità di un vespero, passa Gesù coi discepoli, seguito da una gran turba di popolo. Passa, e vicino alla porta della città s’avanza un corteo triste: è l’unico figliuolo d’una vedova che viene portato cadavere a sepoltura. Lo segue disperata e piangente, la misera madre; e il Signore, vedutala e mosso a compassione, le dice: «Non piangere»; poi avvicinatosi alla bara, grida: «Giovinetto, dico a te, levati su!». Ed ecco che il morto si alza, e comincia a parlare. Gesù lo aveva reso a sua madre.

«Oggi questo affettuoso miracolo del Signore voi qui rinnovate, o Pastore eminentissimo. Noi miseri e tristi, fuorviati dal sentiero del bene, andiamo gemendo ore penose: quelle del pentimento e della espiazione; e, mentre aneliamo a quella vita che sotto il peso di una riprovazione, sentiamo ora perduta, noi pure seguono e piangono madri e sorelle e spose e figliuoli, il cui affetto strazia e sospira.

«Or ecco che, in questo doloroso momento, quando il periglio dello sconforto e quello di propositi errati stan contro di noi, Voi, principe eminentissimo, di noi mosso a compassione come un giorno Gesù di quella povera madre piangente, venite qui e, nella silente casa del dolore, con la autorità che vi viene da Cristo, col fascino sublime che emana da ogni atto di carità santa, Vi degnate portarci il conforto ineffabile della parola divina.

«Deh! colla stessa generosità affettuosa del Divino Maestro largiteci ancora un ausilio sicuro: la pastorale benedizione, e invocate grazie celesti sopra di noi, sulle nostre famiglie, su tutti coloro che, in questo luogo, adempiendo una missione difficile e nobilissima, presiedono, guidano, consigliano al bene!

«Oh potessi, come vorrei, riassumere in una parola e in un palpito solo il sentimento di riconoscenza ch’è oggi nel cuore di tutti i miseri che piangono qui, per rivolgerlo a Voi, eminentissimo presule, effuso in un ringraziamento solenne!

«Oh gradite espressione di questo sentimento, Eminenza! Nell’umile grazie che io vi porgo è il pianto, è il pentimento, è l’anelito, son le speranze di mille cuori e di mille pensieri, ai quali oggi siete venuto a dischiudere, in una mirabile visione di cielo, le promesse sicure del Redentore del mondo!»

L’eminentissimo al vangelo, rispondendo all’affettuoso indirizzo letto dal detenuto a nome dei suoi confratelli, si chiamò lieto di essere fra i poveri detenuti, per confortarli, consolarli col pensiero della fede, della speranza,
dell’amore. Fece rilevare che anche nel carcere essi possono riabilitarsi verso la società e la famiglia, aspettando la liberazione se innocenti, portando in pace, come espiazione, le dure discipline imposte loro dalla giustizia. Conchiuse ringraziando e congratulandosi col direttore per l’ordine col quale trovò disposti i detenuti.

Il discorso del Cardinale fu ascoltato con edificante raccoglimento dai poveri detenuti, acconciamente preparati con fervore dalla benemerita Suor Pia Manzoni. Alcuni durante la Messa accostaronsi al banchetto Eucaristico e ad altri venne amministrato il sacramento della Cresima.

Finita la religiosa funzione, il Cardinale, accompagnato dal direttore e dagli altri signori addetti alla direzione, passava in parecchie celle per visitarvi i detenuti, ai quali rivolse amorevoli parole di conforto, ciò che egli fece pure inoltrandosi nelle infermerie. Nè tralasciò di salire nella cappella superiore, dove erano raccolte le donne detenute, e per queste parimenti seppe trovare accenti che tornarono per le disgraziate come balsamo ravvivante.

Quindi, ossequiato dal direttore, dal personale della direzione, dal cappellano, partì verso le 10, lasciando un’offerta pei poveri carcerati.

Giubileo Sacerdotale di Mons. Don Bernardino Nogara

All’Asilo di Carità per l’Infanzia Giovanni Bernardo Merini, Piazza Montebello, 13.15, si tenne venerdì 26 una cara e lieta festicciuola in onore di Monsignore Don Bernardino Nogara Ispettore dell’Asilo, nel giorno in cui ricorreva il cinquantesimo anniversario della celebrazione della sua Prima Messa. Dall’Asilo gli venne presentata una pergamena, lavoro, la cornice, dei bambini, con affettuosa dedica d’augurio.

Il Delegato Dott. Federico Legnani, ricordando le benemerenze di Monsignore Nogara, per la sua carità e generosità verso i poveri, e la costante benevolenza alla benefica Istituzione dell’Asilo, gli porgeva, a nome anche delle signore Visitatrici, l’augurio di ogni benedizione.

I bambini diedero saggio di lavori manuali, di poesie, di canto diretto dal maestro sig. Mojoli, eseguendo vari esercizi, la giostra, ed un’azione militare di grande effetto che destarono l’ammirazione degli intervenuti, mostrando con quanto cuore e pazienza siano istruiti dalle brave Educatrici meritevoli d’ogni elogio.

Assistevano alla festicciuola il Presidente degli Asili Ing. Cav. Uff. Enrico Marazzani, le benemerite signore Patronesse dell’Asilo, il Cav. Antonio De Lorenzi Vice Direttore dell’Asilo Infantile d’Intra, il Preposto di S. Francesco da Paola Don Giovanni Schenone, il Prefetto del Santuario di S. Celso Don Achille Farinelli, Cav. Don Giulio Cantù Parroco di Corte, ed altre egregie persone che s’interessano dell’Opera Pia.

Tutti i bambini ebbero da Monsignore Nogara un gentile ricordo.