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Pagina:Il buon cuore - Anno X, n. 35 - 26 agosto 1911.pdf/2

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274 IL BUON CUORE


presenza e quella di molti altri che tengono i primi posti governativi, come il comm. Del Corso, direttore delle finanze, il cav. Alleri, direttore degli affari civili, il cav. Rombo comandante della nave da guerra Aretusa onoravano lo svolgimento del vastissimo programma, seguito con vero interesse da tutti, e specialmente dai papà e dalle mamme che affollavano il salone improvvisato nel cortile dell’asilo e che troppo manifestamente rivelavano dai loro sorrisi l’intima gioia e soddisfazione nel vedere i loro bimbi fatti oggetti della generale ammirazione.

Era da parecchio tempo che molti giovani indigeni, cattolici e non cattolici, desideravano la scuola serale, perchè, occupati nei lavori e negli uffici, o trattenuti nelle caserme, non potevano frequentare le lezioni diurne. Passarono soli pochi giorni dal nostro arrivo nella città che subito si presentò un piccolo drappello di detti giovani a chiederci la scuola. Il numero dei Missionari all’Asmara era cresciuto e qual difficoltà poteva esservi, perchè non venisse assecondato il leggittimo desiderio manifestato con tanta insistenza? Subito si apri una classe: dopo sole due sere il numero d’iscrizione era arrivato al 40: se ne aprì una seconda che poco dopo fu al completo; una terza finalmente a cui furono iscritti più di 70. In una quindicina di giorni gli ambienti adibiti per le scuole serali contenevano ogni sera circa 150 scolari, in maggior parte adulti, impiegati nei diversi uffici della città.

Fra tanta moltitudine di indigeni si trovavano anche dei giovani italiani: indovinammo il loro desiderio ed aprimmo una quarta scuola esclusivamente per essi, che la frequentano in buon numero e con grande soddisfazione loro e del maestro.

Ecco un’opera nuova che non mancherà di produrre buoni frutti. Il missionario si mette, in questo modo, al contatto di tanta gioventù: la sua gratuita prestazione gli guadagna la stima e la riconoscenza dello scolaro e dei suoi genitori: il cattolico si sente stretto da un vincolo più forte col sacerdote e confermato nella sua religione; il copto ed il mussulmano, così avvicinati ed edificati, oltre la stima, acquistano confidenza ed attraverso colui che lo istruisce, e qualche parola prudente ma persuasiva che sfugge dal labbro del missionario può essere l’origine di riflessioni serie e di sincere conversioni.

Oltre all’educandato maschile e femminile, vi sono nella casa d’Asmara due istituti per gli orfani indigeni, ricoverati circa in 60 tra alunni ed alunne; e la disponibilità dei Padri permise un miglioramento anche verso questi infelici che debbono essere l’oggetto più caro al cuore del missionario. Non si deve credere che l’abissino sia incapace di uno sviluppo intellettuale. Ciò è provato dal fatto che la Missione cattolica per il passato ha potuto dare, ai diversi uffici, dei buoni interpreti ed impiegati, che prestano un servizio prezioso al nostro Governo. Approffittandoci di queste felici disposizioni abbiamo iniziata e prosegue la scuola di Dattilografia e di Telegrafia, e speriamo che presto non pochi dei nostri alunni potranno coprire degli
impieghi abbastanza onorifici e lucrosi. La scuola poi di canto e di suono non tarderà a darci una buona schola cantorum ed una piccola banda che rallegreranno la chiesa e l’istituto.

Se la maggior parte di questi ricoverati è di religione cattolica, non mancano gli acattolici, specialmente cofti; e questi ci son ragione di grandi e forze delle più belle soddisfazioni e stanno a confermare che il lavoro dell’apostolato qui in Eritrea, sostenuto dai mezzi indispensabili a mantenere le opere iniziate, non è per nulla sterile e sconfortante. Il sabato Santo, pochi giorni dopo il suo arrivo in Colonia, a Monsignor Vicario era riserbato la bella consolazione di battezzare due giovani abbastanza adulti, un ebreo ed un cofto: ed il giorno di San Camillo, suo onomastico, ebbe nuovamente la gioia di dare alla chiesa due neofiti, cresciuti ed istruiti nella Missione. Uno di essi si chiama Giulio ed ha 17 anni; è figlio di un degiac (capo di provincia) nipote del Ras Ghila Gabor. Dovette sostenere una lunga e forte lotta con se stesso: ma la grazia di Dio trionfava nel suo cuore. L’altro è il piccolo Lorenzo, la cui rara intelligenza, i cui modi schietti e gentili, specchio della più pura innocenza dell’animo suo, lo rendono caro ed amabile a tutti. Il giorno in cui furono battezzati fu veramente per loro un giorno di gioia sentita, indimenticabile. Chiesero subito di ricevere il Sacramento della Cresima e di essere ammessi il più presto possibile al banchetto Eucaristico, a cui si prepararono con tutto il fervore di anime innamorate delle divine cose.

Queste prime soddisfazioni del sacro ministero ci fanno sospirare il giorno in cui, appresa per bene la lingua del paese, potremo spingerci nei luoghi più interni e quasi selvaggi della Colonia, tra i Cunama ed i Mensa, e portare la buona novella a quei popoli che ancora vivono di paganesimo. Saranno allora paghi i nostri più fervidi desiderii, perchè speriamo che il buon Dio vorrà largamente benedire le nostre fatiche.

Religione


Vangelo della dodicesima domenica dopo Pentecoste



Testo del Vangelo.

Diceva il Signore Gesù ai suoi discepoli; Io vi dico, che, se la giustizia vostra non sarà più perfetta di quella dei Scribi e dei Farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete sentito, ch’è stato detto agli antichi: Non ammazzare; e chiunque avrà ammazzato; sarà reo in giudizio. Ma io vi dico, che chiunque si adirerà contro del suo fratello, sarà reo in giudizio. E chi avrà detto al suo fratello raca, sarà reo nel consesso. E chi avrà detto stolto, sarà reo del fuoco della gehenna. Se adunque tu stai per fare l’offerta all’altare, e ivi ti viene in mente che il tuo fratello ha qualche cosa contro di te, posa lì la tua offerta davanti all’altare, e va a riconciliarti prima col tuo fratello, e poi ritorna a fare la tua offerta.

S. MATTEO, cap. 5.