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282 il buon cuore
sione intellettuale, mancata fino ad ora per l’ignoranza predominante nelle nostre masse emigrate, troppo trascurate dalla patria, sia dovere, d’ora innanzi, propugnare con ogni forza: tutti ormai riconoscono quanta vitalità, quanto genio, quanta energia potenziale di civiltà sia in quei milioni di italiani, purtroppo talvolta giudicati con disprezzo in base alle apparenze del momento; ed è necessario che essi siano il punto d’appoggio della espansione intellettuale della nostra nazione, espansione che non potrebbe trovare ambiente più adatto dell’America Latina.

Il relatore dice che grande influenza a questo scopo possono esercitare la visita di uomini illustri, di buone compagnie teatrali, tutto ciò che è manifestazione di intelligenza e di capacità, ma afferma che «il nerbo principale di un’azione organica e cosciente dovrebbe esercitarsi anzitutto nella scuola», e non si nasconde che il cammino da percorrere per giungere ad un minimum di risultati soddisfacenti è irto di tali e tante difficoltà da spaventare i più volonterosi e i più audaci, disposti a dedicare a quest’impresa tempo, intelligenza ed energie.

Egli espone le cifre statistiche dell’annuario delle scuole italiane all’estero pubblicato nel 1910 dal R. Ministero degli Esteri, secondo le quali 24.357 alunni frequenterebbero scuole in cui si fa insegnamento italiano nell’America del sud: di queste scuole 283 sono laiche, 89 da Salesiani, 23 da altri istituti religiosi. E riferendosi a quelle statistiche egli commenta così:

«La semplice lettura delle cifre di questo documento di fonte ufficiale ci fa conoscere che il lavoro organico più completo per la fondazione di scuole e di collegi all’estero lo hanno fatto i Salesiani che hanno steso ovunque una ramificazione equilibrata del loro istituto, e che non si sono arrestati innanzi a nessuna difficoltà e a nessuna preoccupazione per pericoli di clima, di ostilità locali e di epidemie; e le loro scuole metterebbero l’istituto di Don Bosco in prima linea se numericamente non le avessero lasciate indietro le 230 scuole laiche fondate dalle diverse collettività italiane, dai maestri agenti e da privati cittadini nel Brasile.

«Le scuole confessionali godono per lo più un’ascendente notevole sulle classi dirigenti dei diversi paesi, perchè sono le sole che hanno qualche scuola secondaria e degli istituti di arti e mestieri largamente favoriti e sussidiati dai Governi locali e frequentati dalle popolazioni indigene, perchè, diciamolo francamente, molto bene organizzati ed amministrati.

«Le scuole laiche sorte o per opera dei diversi sodalizii italiani sparsi nelle colonie, o per iniziative di cittadini privati desiderosi di farsene un mezzo di sussistenza, o per sforzi di maestri agenti e di società sorte col fine esclusivo dí favorire la coltura italiana, o per soggestione e incoraggiamento del Consiglio Centrale e di qualche comitato della Dante Alighieri, sono lontane, disgraziatamente, dal, rappresentare una media soddisfacente di risultati intellettuali e morali, quali sono desiderati dagli italiani d’Italia e dalle stesse colonie.

«Questo non vuol dire che manchino delle scuole
italiane buone nell’America latina, e che non ve ne siano delle utilissime anche tra le mediocri e tra le cattive; tutto sta a tener nel debito conto il valore della loro azione negli ambienti in cui sorgono.

A Buenos Ayres e a San Paolo, per esempio, nei due centri principali di colonizzazione italiana, si trovano delle buone scuole: ma esse non possono resistere alla concorrenza delle ’scuole indigene, che sono superiori in qualità e in numero e che hanno mezzi e materiali che le nostre più floride non hanno potuto mai conseguire».

(Continua).

R. Venerosi.

Religione


Vangelo della domenica prima dopo la Decollazione


Testo del Vangelo.

In quel tempo giunse a notizia di Erode Tetrarca tutto quel che facevasi da Gesù, ed egli stava coll’animo sospeso, perché alcuni dicevano, che Giovanni era risuscitato da morte; altri poi che era comparso Elia, ed altri che uno degli antichi profeti era risorto. Ed Erode diceva: A Giovanni feci io tagliare la testa. Ma chi è costui del quale sento dire siffatte cose? E cercano vederlo. E ritornati gli apostoli, raccontarono a lui tutto quello che avevano fatto; ed egli presili seco, si ritirò a parte in un deserto del territorio di Bethsaida. La qual cosa risaputasi dalle turbe, gli tennero dietro: ed Egli le accolse e parlava loro del Regno di Dio, e risanava quei che ne avevano bisogno.

S. LUCA, Cap. 9.


Pensieri.

«... la folla essendo di nuovo grande...»

La folla, una, quantità di gente, che s’impone all’attenzione segue Gesù... una folla nella quale si notavano peccatori e peccatrici, è vero, una folla che sarebbe spiaciuta ai Dottori, ai Farisei, ma che consola, allieta il cuore di Gesù! Egli gioisce nel sentir di salvare le anime, anche quelle anime che gli zelanti sprezzavano come perdute. Ben dice Gesù: io son mandato alle pecore disperse d’Israele, a quelle anime che la pietà legale non considerava del gregge, ma che il Padre riconosceva per sue, che erano sue, tanto è vero che appena il pastore mandato da Dio apre la bocca alla predicazione esse riconoscon la voce di lui e lo seguono. Quando il gregge s’assottiglia, quando le chiese si fanno deserte, noi si deplora l’indifferenza d’una città, d’una borgata... e potrà anche essere; ma chi ci assicura che molte, troppe anime forse, errino per vie solitarie solo perchè non han trovato la voce d’un pastore, una voce leale e convinta, capace di comprenderle e di attrarle? Quante cose e quanti fatti vecchi e nuovi vengon dilucidati dalle pagine eterne del Vangelo!

La folla segue Gesù e dimentica anche il cibo.

Quando l’anima si desta alla vita dello spirito e af-