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il buon cuore 323
sere qualcosa di così fatto. Vorreste volar là... là... e intanto spingete lo sguardo dalla finestra e fate una corsa al bastione, a passare in rivista quelle cime, quelle nevi lontane. Il vostro sguardo si ferma con predilezione sulle vette da voi già salite e aguzzate la pupilla per iscoprire, nelle ombre e nelle lumeggiature di quei rilievi, la traccia invisibile dei sentieri percorsi». E, divenuto poeta, lanciava al suo Resegone e ai suoi laghi l’addio commosso che richiama giustamente ad Angelo Maria Cornelio quello di Lucia: «Addio, Alpi sublimi, indorate dai raggi del sole nascente, incoronate di nevi eterne, da cui si staccano, strisciando, come azzurri serpenti, i ghiacciai! Addio sorgenti perenni di torrenti e di fiumi che si appianano a pie’ dei monti in limpidi specchi, usi a riflettere nel loro azzurro una delle più belle porzioni della terra e del cielo!

Graziella Monachesi




La NONNA è un capolavoro di una freschezza e di una originalità assoluta.




Ancora sull’isolamento

della Basilica Ambrosiana

— A quando la realizzazione della luminosa idea? — A che punto si trovano i lavori? — Cosa si fa al presente? etc. ci si domanda da cento parti, con interesse, con insistenza e con maliziose insinuazioni anche. Qualcuno un po’ più ardito ci prospetta le proverbiali calende greche.

Ecco, la realtà delle cose nell’ora presente si presterebbe purtroppo ad insinuazioni ingenerose e peggio. Si è abbattuto molto di quelle turpi catapecchie sorte come un’immonda fungaia attorno al mio bel Sant’Ambrogio. Dal lato destro di chi guarda la Basilica è già sorto il locale dell’Oratorio maschile; e l’isolamento, se non la vista a distanza, è già un fatto compiuto; ma verso la piazza e la caserma, dopo l’opera febbrile di demolizione, si è lì colle mani sulle anche, in attesa di ordini sul da farsi per le abitazioni del Clero della Basilica Ambrosiana.

Poichè la parte più imbarazzante del progetto è appunto la sostituzione delle abitazioni del Clero condannate a sparire. D’accordo nell’idea che il Clero che presta servizio nella Basilica, debba per comodità sua e dei fedeli abitare vicino alla Basilica stessa, non lo si è del pari sul genere di abitazioni da costruire.

Alcuni, con una fantasia briosa e tutta preoccupata di allegerire la tetra severità e pesantezza della costruzione medioevale, pensarono di far sorgere sull’aerea circostante la Basilica, trasformata in un immenso parterre d’un bel verde tenero, e vellutato e morbido, diversi villini, non so se in stile floreale o liberty od altro, certo però leggeri, trasparenti, diafani come tenui sfumature. L’occhio ne sarebbe soddisfatto, vi ripose
rebbe cullato nelle più deliziose sensazioni di freschezza, di riposo, di blandizie.

Altri avvisava fosse più savio consiglio completare il così detto portico bramantesco, che gli Sforza, nel maggior fervore di lavoro dovettero lasciare interrotto dopo appena costruito un lato, quello adossato alla Basilica.

Ma quelli dello stile leggero, aereo, vaporoso — così bene intonato colla stagione tropicale che attraversiamo — a protestare che un fabbricato sul genere del portico sforzesco, un castello, un maniero, una fortezza, sarebbe qualche cosa di così opprimente da spaventare: oltre l’altro inconveniente di coprire e chiudere la vista della Basilica invece di metterla in vista ed isolarla.

E le due parti contendenti si affannano a far prevalere le vedute proprie e gli errori altrui, e il dibattito sospende i lavori differendoli sine die. Ma quello che è strano è questo, che sembra che chi dovrebbe imporre una volontà definitiva, pare che la riceva; chi dovrebbe precedere a capeggiare, segue e pare si lasci rimorchiare. Questa apparenza di inversione di parti non suona certamente bene a chi non conosce tutta la questione complessa. Suona certamente male l’inazione e la causa che la produce. Suona malissimo l’incoerenza tra la febbre dei ristauri dell’edilizia medioevale che abbia un pregio, e la disinvoltura con cui si condanna il progetto del portico bramantesco che, se non altro, è senza confronto più serio, più comodo ai reali bisogni del Clero di servizio alla Basilica, più tispondente alla gravità della vetusta chiesa, che non i villini stile svizzero o altro.

E allora col portico bramantesco non si raggiunge la finalità dell’isolamento del Sant’Ambrogio.... Rispondo che non la si raggiungerebbe neppure coi villini svizzeri, floreali o liberty, con tutta la loro trasparenza cristallina; perchè resterebbe sempre ad impedirne la vista, il lato del portico bramantesco esistente e adossato al lato sinistro della Basilica; a meno che quei signori che si sdilinquiscono, che delirano per i villini, con un gesto iconoclasta abbattano anche quel lato di portico spazzando via tutto per mettere in vista la parte esterna della Chiesa tuttora coperta.

Questo in linea d’arte; ma c’è dell’altro anche in linea morale: una sconvenienza enorme. È sconveniente che abitazioni di sacerdoti vengano sparpagliate qua è là ed esposte a tutti gli sguardi indiscreti; è sconveniente che quelle abitazioni abbiano una veste molto poco grave, poco conforme a chi la deve abitare ed invece più adatte ai signori, se non anche a persone equivoche, certo ai raffinati di gusto.... No? Via, a questo mondo si può, anche non volendo, suscitare delle impressioni disgustose; certo quel disgraziato progetto dei villini l’ha suscitate in parecchi che s’interessano al decoro dei monumenti cittadini e un po’ anche del clero.

Preziosillo.




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