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Pagina:Il buon cuore - Anno X, n. 45 - 4 novembre 1911.pdf/6

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358 il buon cuore
ne stupefacente, pieno di vita, palpitante anzi addirittura di un fremito di gioia contenuta, simbolo meraviglioso di sanità d’arte, di efficacia di verità è forse l’ornamento più bello di questa mostra. Il Gemito lo modellò prima che la sventura lo colpisse, e forse non mai egli sintetizzò in un’opera tutte le caratteristiche dell’arte sua, tutta quella sua speciale significazione di vita, che egli vorrebbe impressa in ogni suo lavoro. I quadri del Mancini, qui esposti, risalgono senza dubbio a parecchi anni fa, e appaiono perciò singolarmente interessanti in quanto rivelano i pregi iniziali dell’autore, e a chi rammenta gli ultimi lavori suoi, fanno comprendere l’evoluzione di questo vigoroso ritrattista. Ma troppo del Mancini si è parlato perchè il visitatore, o meglio la visitatrice, possa mettersi, lei alla facile impresa di scoprire i meravigliosi pregi delle suggestive sue opere; e non le resta perciò altro compito che di ammirare commossa, ma silenziosa, per procedere poi nelle attigue sale ove sono altre opere di pittori e scultori meridionali, Casciano, Cifariello, Esposito, Pizzuti, nomi illustri che riflettono nelle opere loro tratti sinceri di genialità. E nella rapida visita la pervabante pellegrina volentieri si indugia a sognare davanti alle marine del Brenda, col dolce trittico assisano di Pio Bottoni, alla figura meravigliosa di vecchio del Simonetti, al commosso lembo del shellevano mare di S. Terenzo di Lenina, Rossi-Scotti, che ha qui esposto anche un interessante quadro militare che rivela una volta di più nel tranquillo pittore umbro l’inclinazione a tratteggiare scene fervide di vita soffuse di sentimento guerresco.

E poi mentre la visita di questa seconda parte della mostra volge alla fine, mentre negli occhi contemplanti le policrome tele si addensa una vaga stanchezza, mentre le sale solitarie vanno più e più addormentandosi sotto le carezze del tramonto che inaura le larghe vetrate portando l’eco rumorosa del corso sottostante, mentre non si ha quasi più voglia di subire la suggestione meravigliosa delle tinte, mentre la solitudine misteriosa di quello strano santuario d’arte è solo interrotta dal passo di un altro visitatore solitario che, cede ancora al dolce richiamo delle immagini silenziose, mentre state per lasciare definitivamente gl’Indipendenti, rimettendo ad altro giorno la visita alla mostra retrospettiva che occupa il terzo piano del Palazzo Theodoli, una leggiadra visione d’arte modesta e superba ad un tempo rattiene è ristora lo sguardo curioso che quasi era stanco.

Il Terzi, l’illustratore geniale, l’animatore del libro moderno, l’interprete rapido e vigoroso di ogni poetica visione di novellatore e di poeta espone qui una collezione di acqueforti molte delle quali sono apparse in uno dei più eleganti e apprezzati periodici di Italia. Le figurine snelle, vibranti di vita come nell’Assolo, in Sconforto, in Passione, tutte rivelano non solo il genio dell’artista, ma a sua facilità di dare in pochi tratti forma plastica al pensiero e al sentimento. E poichè come dicevo poc’anzi, molta gratitudine si deve a quelle forme d’arte che possono entrare facilmente nella nostra vita, che possoao dare soddisfazione ad
ogni sguardo avido di cose belle, ad ogni cuore, che vorrebbe far dell’arte una compagna e una consolatrice fedele, la visitatrice indipendente lasciando i non meno indipendenti espositori pensa che l’illustrazione è forse la forma d’arte cui l’avvenire darà l’incremento maggiore. Essa infatti risponde al bisogno di sminuzzare, perchè più facilmente soddisfi all’avidità delle masse, anche la bellezza. Ma per questo appunto è necessario dare a questa fine e difficile estrinsecazione artistica, la massima importanza, perchè non s’involgarisca nei tentativi dei dilettanti. E chi sa? forse le gentili mani famminee son le più atte a difendere e salvaguardare questa divinità fragile e squisita; che nella sua tenuità meravigliosa conduce nel più modesto salotto il puro affiato della bellezza, il soave ristoro della grazia.

Teresita Guazzaroni.


Cuor contento il ciel l’aiuta

«Narrami la tua storia, vecchierello.»
«Dal giovanil lavoro ebbi bei frutti,
E quando dileguò tempo sì bello,
Un po’ di carità mi fecer tutti.

Vo’ ramingando d’uno in altro ostello,
Ma di lagrime gli occhi ho sempre asciutti,
E (grazie al natural ch’è sempre quello)
Mi fanno buona ciera e vecchi e putti.

Le labbra non ho mai di canto mute,
Né invidio all’uccellin l’allegro umore,
Di camicia son privo ed ho salute.»

«To’ un biglietto da Cinque e ti consola!»
«Dio ve ne renda il merito, signore;
Vo’ subito a comprar la camiciola.»

D. A. Corno.




Enciclopedia dei ragazzi

E uscita la 34.a dispensa.


Contiene:
LA VOCE DEGLI ALBERI — MERAVIGLIE DELL’ARTE ARABA IN EUROPA — INGHILTERRA, SCOZIA E IRLANDA — LE MEMORIE DI UN OTTUAGENARIO — MONTAGNE E GHIACCIAI — INSETTI NEMICI DELL’UOMO — COME UNA BICICLETTA RIESCE A STAR RITTA? — DUE FIGLIE DI DUE GRANDI ITALIANI — I GRANDI MEDICI — IL VALORE DELLA CARNE COME NUTRIMENTO — L’ECCLESIASTICO — LE LEZIONI DI MUSICA E DI FRANCESE — PASSATEMPI, NOVELLE, POESIE, ECC.

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