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262 IL BUON CUORE


Alcuni degli eligendi furono assolutamente esclusi, altri non si vollero insediati ove li proponeva il S. Padre, il quale fu anche costretto a traslocare qualche vescovo, già in sede, ad altra diocesi.

Pio IX fece qualche osservazione, ma non persistette nelle sue proposte, perchè gli pareva che non avrebbe ottenuto l’intento, con pericolo che andassero a vuoto le trattative; decise, secondo il consiglio di D. Bosco, di incominciare da quel momento ad accettare un certo numero di quelli, ai quali il Governo non avrebbe fatto opposizione. Quindi anche per far cosa gradita al Re, proponeva che mons. Luigi Nazari di Calabiana fosse trasferito da Casale a Milano.

Il comm. Tonello, da uomo leale e cristiano, ascoltava volentieri i consigli di D. Bosco, il quale gli espose l’incarico avuto dal Papa di presentargli alcuni sacerdoti piemontesi da eleggere per gli antichi Stati. Tonello approvò la scelta da lui fatta e dal Pontefice già accettata.

Nella lista preparata da D. Bosco e scritta di sua mano, il primo nome era quello del canonico Lorenzo Gastaldi, proposto alla sede di Saluzzo. Gli altri, indicati, presentati da D. Bosco stesso, erano: per Alba il can. Eugenio Roberto Galletti torinese; per Asti il can. Carlo Savio di Cuneo; per Alessandria il can. Antonio Colli di Novara; per Cuneo il can. Andrea Formica diocesano di Alba.

Pio IX venne dunque ad una prima proclamazione di vescovi; il 22 maggio 1867, tenne concistoro segreto e annunziò 17 nomine, di cui 4 in Piemonte e Liguria, 3 in Sardegna, 2 in Sicilia, 3 in Toscana, 2 nelle Marche.

Il 27 in un altro concistoro, preconizzava per l’Italia altri 17 vescovi, fra i quali uno nell’Umbria, 2 nelle Romagne, uno nel Piceno, uno in Sardegna, 6 in Piemonte ove restavano ancora vacanti Fossano, Vigevano e Susa che poco prima aveva perduto mons. Odone.

I vescovi nominati nei due concistori, accettati dal Governo italiano, e che presero possesso delle loro diocesi, furono dunque trentaquattro.

Tuttavia rimanevano ancora vacanti quasi due terzi delle diocesi d’Italia. Per alcune di esse il Governo di Firenze aveva già dato il suo consenso, quando il 4 aprile Ricasoli dava le dimissioni con tutto il ministero per questioni di finanza, ciò troncò le ulteriori trattative e il comm. Tonello lasciò Roma.

Ma D. Bosco aveva fatto un gran bene alla Chiesa: ne solo in quell’anno; ma per i susseguenti, poichè di mano in mano che vi era bisogno e possibilità di preconizzare qualche nuovo vescovo, Pio IX avea nelle note di D. Bosco i nomi di sacerdoti proposti da lui e già dal Governo accettati.

PENSIERI


Curare i malati vuol dire molto, ma molto di più che fasciare le ferite e porgere cucchiai di medicine.


Lotte nazionali e religiose

in Austria-Ungheria.

Vienna, agosto.

L’Austria Ungheria è il mosaico più interessante che si offra al nostro sguardo, dal lato politico, come dal lato religioso; spesso il politico e il religioso sembrano confondersi ed allora scaturiscono equivoci perniciosi non mai deplorati abbastanza. Non intendo questa volta di richiamare l’attenzione sopra la «Hofburg» insuperabile nell’arte di reggere i popoli, di mettere, di accentuare i contrasti tra nazionalità e nazionalità purchè il risultato finale sia la esaltazione del trono, al quale guardano baldanzosi o pavidi vincitori e vinti. Mi occorre sovente nel riscontro quotidiano degli avvenimenti di mettere in luce questo aspetto politico del mosaico austro-ungarico; ma v’ha un altro aspetto, interessantissimo, al quale non pongono generalmente attenzione i corrispondenti di giornali politici, voglio dire l’aspetto religioso.

In un paese dove esistono l’unità religiosa, l’unità nazionale e di razza si può talora cercare di mettere in contrasto il sentimento nazionale e la fede religiosa per ragioni politiche; ma se l’idea religiosa è profondamente radicata nelle masse popolari, un tale tentativo finirà sicuramente nell’insuccesso perchè il tempo, che è galantuomo, non tarderà a mostrare dove cova l’equivoco. L’esempio della patria nostra è molto eloquente a questo riguardo.

Ben altrimenti critica è la situazione di uno Stato in cui sono incorporate nazionalità diverse, che hanno per soprappiù concezioni religiose in antitesi tra di loro. Avviene allora che i diversi nazionalismi antagonistici si erigano, l’uno contro l’altro armati, e bene spesso rendano responsabile l’idea religiosa dei loro eccessi, della loro lotta ad oltranza. Il cattolicismo è qualche cosa di veramente ammirabile ben sapendo armonizzare l’amore di patria coi principi superiori di civiltà, di umanità e di fratellanza. Il nazionalismo gretto che odia chi è nato cento metri al di là della frontiera nazionale pel semplice fatto che fa parte di un’altra famiglia, di un’altra patria, non potrà mai comprendere lo spirito elevato del cattolicismo, che consacra l’amore di patria, senza venir meno ai principi di civiltà e di umanità. Tutto ciò si comprende perfettamente, teoricamente parlando, ma provatevi a vivere tra popoli, tra razze, tra nazionalità cozzanti tra di loro, e voi vedrete che il politicante saprà sfruttare l’idea nazionale contro il cattolicismo, che solo fra le religioni trascende e non si confonde col nazionalismo.

L’Inghilterra è l’anglicanismo, la Germania vuol essere l’impero protestante luterano, la Russia è l’ortodossia, solo il cattolicismo ha una vita propria, che non gli viene da un potere politico, in tutti i paesi.

L’Austria-Ungheria può avere qualche similitudine nella sua costruzione esteriore colla Chiesa cattolica, in quanto abbraccia nel suo organismo i popoli più diversi per nazionalità più opposte, ma ecco che contro la sua compagine sono diretti i movimenti, apparentemente religiosi, e formalmente politici.