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IL BUON CUORE 267


E la Chiesa? Come il suo divin Fondatore essa intende le cure dello spirito: non può dare, meno imporre, un sistema economico. Non ne ha la competenza, il mandato. Il Signore la lascia questa bisogna alle disputazioni degli uomini. Ma la Chiesa, se ha arrestato le turbe nelle domande che varcarono le soglie dell’equo e del giusto, la Chiesa non ha dimenticato i figli prediletti ed i poveri richiamando ai ricchi l’uso dei loro tesori, la loro qualità di mandatari divini, l’obbligo di tradurli in pane sufficiente ai bisogni della vita. E quando s’arresta il giusto, quando l’equità ha stabilito i rapporti dell’onesto, la Chiesa non dimentica gli impotenti, i disgraziati, gli infelici — ai quali il mondo non pensa ed a cui sono peso — la Chiesa grida la parola della carità cristiana fondando le pie istituzioni che si nutrono e vivono del segreto del nome cristiano.

B. R.

Don PIETRO TALAMONI

Una preziosa esistenza si è spenta quasi repentinamente il 18 corr. a Desio. Il Parroco di S. Pietro Martire in Monza, canonico D. Pietro Talamoni non è più. L’anno scorso aveva dovuto subire una grave e dolorosa operazione, che ne aveva posta in forse la vita. Si era riavuto, non però del tutto. I germi del male covavano segretamente, recandogli delle traccie palesi nel pallore del volto, invano dissimulate dalla calma e dal sorriso abituale. L’operazione dovette ripetersi in questi giorni, e gli fu fatale.

In D. Pietro Talamoni viene a mancare un ottimo e zelante sacerdote. Fratello al prof. D. Luigi Talamoni, ne ricordava alcune delle più distinte qualità: usciti entrambi da quella scuola di alta educazione morale pel bene delle anime, personificata nel Padre Villoresi, egli aveva fatto scopo della sua vita la perfezione individuale per meglio conseguire la perfezione degli altri: pastore di una parte distinta e numerosa della popolazione monzese, colla sua virtù specchiata e col suo zelo aveva saputo acquistarsi la stima e la confidenza di tutti: una prova evidente di questo ascendente morale esercitato in mezzo al suo popolo, fu la spontanea e universale manifestazione di riverenza é di affetto tributatagli in occasione del venticinquesimo anniversario della sua prima Messa. Quanto bene avrebbe ancora potuto fare, quante anime aspettavano ancora da lui, dal suo esempio, dalla sua parola, la guida, la luce, il conforto, della loro coscienza! Dio lo trovò maturo pel cielo, e innanzi tempo lo chiamò.

Il bene che ha fatto non muore: vive nel fecondo ricordo sulla terra, vive e si eterna nel merito del cielo. Questo pensiero conforti coloro che lo piangono, e il fratello D. Luigi, al quale presentiamo le nostre più vive e profonde condoglianze.

L. V.

Educazione ed Istruzione

La massoneria e l’esercito

Se gli ufficiali ottomani rinnovano oggi tra lo stupore generale i fasti dei pretoriani il fatto è dovuto non tanto all’impulso del lucro personale, quanto alla passione dello spirito settario che è penetrata tra le file dell’esercito: anche in questo, che dovrebbe essere il palladio della patria sottratto alle competizioni di parte, con l’infiltrazione giovine-turca è penetrato lo spirito della loggia, il fanatismo fazioso che distrugge ogni traccia di disciplina: e per naturale conseguenza si è avuta la reazione degli elementi non infeudati alla nuova camarilla e costretti per necessità di cose a riunirsi, a complottare, a farsi valere alla lor volta con ogni mezzo, anche quello della minaccia e della indisciplina.

Questo si è visto oggi in Turchia, il paese dove la rivoluzione giovane-turca ha esperimentato su larga scala l’influenza della massoneria al potere nei diversi organi dello Stato. Ma questo — possiamo esserne sicuri — si verificherà in ogni altro paese in cui le loggie abbiano saputo organizzare nella loro oscurità la conquista dell’esercito. Ce ne è garante ciò che attualmente succede in Francia. Quivi la loggia, con la complicità di parecchi ministri della guerra massoni, da André a Berteaux, aveva finito col sottoporre l’esercito ad un regime odioso di sospetto e di delazione, ad una vera e propria tirannide camorristica con lo strumento della famigerata fiches. Questo stato di cose condusse alla formazione della Ligue militaire, presieduta dal maggiore Driant, il deputato nazionalista di Nancy: lega degli onesti ufficiali che cercavano liberarsi dal giogo della delazione settaria. Ora parecchi giornali, tra i quali il più autorevole è il Temps, si sono messi a fare una campagna contro le leghe militari e la infiltrazione politica nell’esercito: e un deputato radicale di Parigi, il Paté, ha presentato un’interpellanza per chiedere al Governo delle misure repressive. Il Driant, difendendo gli scopi e la natura della sua Lega, che vive alla luce del sole e i cui dirigenti sono universalmente noti, ricorda che lo statuto della Lega stessa sancisce la sua indipendenza da ogni e qualsiasi partito: e si dichiara pronto a sciogliere la Lega il giorno in cui il Governo provvederà a togliere l’esercito dalle mani rapaci della massoneria che mira a farsene cieco strumento. E per dimostrare quanto sia grave e reale il pericolo il Driant ricorda lo scandalo di Aurillac, recentissimo. Un reggimento, il 1370, che aveva sempre avuto i maggiori elogi, fu ad un tratto scompigliato e disorganizzato da sei inchieste, l’una più assurda dell’altra. In diciotto mesi il colonnello, il tenente-colonnello, un maggiore, quattro capitani ed altri ufficiali subalterni furono traslocati, o messi a riposo pel semplice fatto che il prefetto del luogo aveva organizzato nel reggimento un servizio di delazione sulle opinioni e pratiche religiose degli