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278 IL BUON CUORE


Delle penne illustri si sono precedentemente sbizzarrite su le cose nostre, dal vecchio e simpatico Stendhal a Taine e Bourque, senza contare gli innumerevoli scrittori dei giorni che corrono. Maurel, per quanto l’Italia offra campo di osservazione a tutti, aveva un compito molto arduo da assolvere, volendo ancora una volta descrivere la terra di Dante e di Leonardo 1. Che egli abbia assolto bene questo compito sta a dimostrarlo il fatto che il primo dei suoi quattro volumi si fregia dell’ambata dicitura: «Ouvrage couronné par l’Académie Française».

E per quanto i migliori giudici in ciò non possano essere i membri dell’Accademia, si deve tuttavia credere che questo primo volume contenesse qualche cosa di veramente originale e nuovo, magari se le osservazioni valutate dagli italiani, potessero sembrare arbitrarie o imprecise.

L’autore, come onestamente confessa nella prefazione del primo volume, era venuto in Italia per un viaggio artistico; ma giunto fra noi, nella terra classica dei rivolgimenti e delle competizioni politiche, non ha saputo potuto resistere al desiderio di studiare, oltre che l’arte e la psicologia del nostro popolo, anche la sua vita storica e sociale.

Un libro strano, caratteristico, attraentissimo ne è uscito, un libro, che effettivamente avrebbe meritato l’onore di essere intitolato: Viaggio artistico e sociologico in Italia.

Ma all’autore questo titolo è sembrato forse troppo pomposo e l’ha ristretto all’altro più simpatico e più espressivo di Piccole città d’Italia, il che tuttavia non gli ha impedito di occuparsi anche delle grandi.

Nel primo volume Maurel si è occupato della Toscana e del Veneto; nel secondo dell’Emilia, Marche Umbria, e nel terzo della Puglia, degli Abruzzi e della Campania; ma di questi volumi non mi occuperò, sembrandomi che essi sian già ben noti a quanti leggono e si interessano delle cose nostre. D’altra parte, se non mi inganno, molti giornali della penisola se ne sono già occupati, lodando ampiamente l’autore anche là dove questi riceve un amabile rimprovero dall’illustre Guglielmo Ferrero.

Restringerò la mia indagine perciò all’ultimo dei volumi del Maurel, al quarto, che si occupa della Calabria e della Sicilia, descritte in XIII deliziosi capitoli, di cui vale la pena di riportare alcune delle intestazioni, che come negli altri libri sono uno dei fattori del successo dell’autore; poichè è noto che un buon titolo è tre quarti del successo assicurato per chi scrive! Ed ecco alcune delle circonlocuzioni con le quali l’arguto scrittore sintetizza le città studiate e descritte: Con le capre (Cosenza) — Le nozze di Cana (Paola) — Nel paese d’Ancelada (Messina) — Cerere in costume (Taormina) — La saggezza di Labya (Catania, l’Etna) — Le ceneri di Eschilo (Siracusa) — La felice trinità (Palermo) — La fossetta su la guancia (Monreale) — Le verghe della demenza (Solunto, Cefalù)
  1. A. Maurel, Petites villes d’Italie, Calabre-Sicile, Paris, Librairie Hachette et C.ie, 1912,
— Seguendo una mula (Segesta) — L’amazzone di terra cotta (Selinunte).

Il metodo seguito in questo libro è lo stesso che l’ortista si è imposto con tanta fortuna nelle sue precedenti narrazioni; egli evoca con frasi felici ed incisive, pittorescamente, i più bei paesaggi e i più bei monumenti che formano l’orgoglio del sud d’Italia. Ogni paese e ogni città ha il suo, dirò così, profilo a parte, le sue impressioni, i suoi apprezzamenti particolari in una discontinuità piena di interesse e di emozione rievocatrice anche per quelli che non sono mai stati sui luoghi descritti dal Maurel, poichè l’autore possiede il grande segreto di essere a volta a volta imaginoso, descrittivo e rappresentativo. Così che, dopo letto il primo capitolo, si ha una voglia pazza di leggere quello che segue, come per rintracciare una conclusione che al primo è mancato e che mancherà invariabilmente a tutti i capitoli. E allora? Nient’altro che una lettura di impressioni staccate, in cui si fondono i più disparati elementi e le più originali valutazioni? Forse che sì; ma quando tutto il libro è passato sotto i vostri occhi voi vedrete sorgere all’improvviso, davanti alla vostra mente, un quadro unico, vivace, pieno di luce e di colore, di tutta una regione nella sua storia, nei suoi costumi caratteristici, nella sua arte, nei suoi paesaggi. E voi sentirete di aver quasi vissuto nei posti descritti spesso li rivedrete così come se un treno vi trasportasse velocemente lontano e foste assalito senza volere da una dolce onda di malinconica nostalgia per ciò che avete abbandonato.

E la vostra mente, abbandonando per un istante tutto ciò che Maurel ha creduto di vedere dal punto di vista sociologico, si abbandonerà al sogno magnifico di panorami e di sensazioni d’arte che l’autore ha diffuso prodigalmente nelle sue pagine suggestive.

Maurel non è molto benevolo per la Calabria, e non saprei dire quanto certi suoi rilievi siano esatti.

Ma l’impressionista e l’artista pigliano il sopravvento; lo prova la descrizione vivacissima di una discesa in automobile a Paola e di cui non voglio privare i miei lettori, quantunque tradotta essa perda molta della sua originalità.

Dopo di aver descritta la sua impazienza aspettando l’automobile che non viene, egli afferma che accoglie come un liberatore un popolano che gli propone di negoziare con un borghese della città, proprietario di un automobile, l’affitto della vettura per tornare alla costa.

«Un’ora dopo — dice Maurel — rotolavo nella vallata del Crati, verso la liberazione. Fu terribile e maraviglioso. Un piccolo chauffeur di quindici anni conduceva la possente e pesante macchina. Durante i primi chilometri egli arresta la macchina più di venti volte, sia per pulire gli stantuffi o per ingrassarli, sia per stringere delle viti. La bella noncuranza italiana, ch’io Conosco così bene, si spiega sotto i miei occhi con tutto il suo spaventoso fatalismo. Questa strada l’ho percorsa ieri in senso inverso: la calamitosa. Occorre salire su seicento metri per ridiscenderne un migliaio. E che discesa! Venticinque nastri gettati sul fianco d’una roccia a picco, ai piedi della quale batte il mare.