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IL BUON CUORE 299


ciò che ai suoi occhi era un grande delitto. Alla fine, colto da vergogna, smisi. Infatti, perchè recitar così la commedia in faccia alla morte, che in, quel momento credevo inevitabile, e imminente? Del resto non ebbi tempo di scrutar la stranezza di sentimenti, nè rare la mancanza d’egoismo che oggi chiamerebbero altruismo della povera donna, poichè su quel punto gli ululati delle fiamme sulle nostre teste raddoppiaron di veemenza; e nel tempo stesso una voce di bronzo, quella del nostro angelo salvatore, squillò su di noi: «Cosa fate laggiù, sciagurati? State per morire; seguitemi!». E subito, senza saper chi ci chiamasse, nè dove bisognasse andare, io e la donnetta ci levammo, come spinti da una molla e ci lanciammo tra il fumo, seguendo un marinaio in camiciotto turchino, che vedevamo innanzi a noi arrampicarsi lungo una scala di corda. Senza saper perchè m’arrampicai anch’io su quella scala: credo che se in quel momento egli si fosse gittato in acqua, o avesse fatto qualunque stranezza, io l’avrei ciecamente imitato. Dopo aver saliti due o tre scalini, il marinaio saltò pesantemente sull’alto d’una delle vetture che già ardevano in basso. Saltai anch’io: udii la vecchia saltar dopo di me; poi, dall’alto di questa prima vettura, il marinaio saltò su una seconda, poi sopra una terza; io sempre dietro di lui, e ci trovammo così sul davanti della nave.

Quasi tutti i passeggieri erano riuniti là. I marinai, sotto la sorveglianza del capitano, erano occupati a scendere in mare una delle due scialuppe, fortunatamente la più grande. Di sopra all’altra proda del bastimento, scorsi, vivamente illuminata dall’incendio, la costiera scoscesa che scende verso Lübeck, distante circa un paio di chilometri. Io non sapevo nuotare.

Il punto ove ci eravamo arenati, poichè l’eravamo senza essercene accorti, era probabilmente assai poco profondo; ma i marosi erano altissimi. Tuttavia, appena ebbi scorta la scogliera, mi persuasi di esser salvo, e con sommo stupore de’ circostanti, mi misi a saltare gridando: «Evviva!». Non volli avvicinarmi ove la folla si pigiava per giungere alla scaletta che dava sulla grande scialuppa. C’erano lì troppe donne, vecchie e bambini; e poi io, dopo la vista della scogliera, non avevo più fretta, ero certo della salvezza. Notai meravigliato che qi;asi nessun fanciullo aveva paura, che anzi alcuni s’addormentavano sulla spalla materna. Nessuno perì.

Vidi fra il gruppo de’ passeggieri un generale d’alta statura, con gli abiti gocciolanti d’acqua starsene immobile appoggiato a un banco posto orizzontalmente, ch’egli aveva staccato dalla nave. Seppi che in un primo momento di terrore aveva brutalmente respinto una donna che voleva passar prima di lui per saltare in una delle prime imbarcazioni che s’eran poi capovolte. Preso da un dispensiere che lo rigettò indietro, il vecchio soldato aveva avuto vergogna della sua codardia momentanea, e giurò di non lasciar la nave che per l’ultimo, dopo il capitano. Era alto, pallido, con una scalfittura sanguinante sulla fronte, e girava intorno gli sguardi contriti ed umili, comé a chieder perdono.

Frattanto io m’ero avvicinato alla parte sinistra del
bastimento e scorsi la nostra piccola scialuppa che ballava sulle onde come un gingillo: due marinai che vi si trovavano facevano segno a’ passeggieri di rischiare un salto: ma non era facile; perchè il «Nicolò I» era alto, e bisognava cadere proprio a piombo per non far capovolgere la barchetta. Alla fine mi decisi: cominciai dal posare i piedi sopra una catena d’àncora tesa lungo il bastimento all’esterno e stavo per lanciarmi, quando una massa pesante e molle venne a piombarmi sopra. Una donna mi si era afferrata al collo e pendeva inerte sul mio corpo. Confesso che sul primo momento ebbi voglia di prender quella mano e gettar la massa al di sopra della testa, ma fortunatamente non seguii quella voglia. Mancò poco che l’urto non ci facesse precipitar nel mare, ma per ventura si trovò lì, dondolar dinanzi al mio naso, pendente non so d’onde, una corda, colla quale m’afferrai con forza con una mano scorticandomela fino al sangue; poi, gettando uno sguardo in giù, mi accorsi che io e il mio fardello ci trovavamo proprio sulla scialuppa, e.... per grazia di Dio, mi abbandonai, scivolando, scivolando.... Il battello scricchiolò: «Viva! viva!» gridarono i marinai.

Deposi la mia compagna svenuta in fondo al battello, e mi rivolsi verso la nave, ove scorsi una quantità di teste, massime femminili, che si affollavano febbrilmente lungo la ringhiera. «Saltate!», gridai, tendendo le braccia. In quell’istante, la riuscita del mio ardimento, la persuasione d’esser lontano dalle fiamme, mi davan forza e coraggio ineffabili; e accolsi le tre sole donne che osarono saltare nella scialuppa, con tanta facilità con che si prendono le mele al tempo del raccolto. È da notare che ognuna di quelle signore gettò un grido acuto sul punto di gettarsi dall’alto, e giunta giù era svenuta. Un signore, probabilmente innamorato, mancò poco che non uccidesse una di quelle infelici gettandole una pesante cassetta che si spezzò cadendo sul battello e lasciò vedere un ricco scrigno. Senza chiedermi se avessi diritto di disporne, offersi subito la cassetta ai due marinai, che la ricevettero anch’essi senza cerimonie. Poi giù sui remi a tutta lena verso la riva, accompagnati dalle. grida: «Tornate presto! Rimandate la scialuppa!». Così appena non vi fu che un solo metro d’acqua, bisognò discendere. Cadeva una pioggettina sottile e fredda già da un’ora; ma se non fa nulla sull’incendio, ci finì d’ammollare sino alle ossa.

Alla fine giungemmo alla fortunata riva ch’era un pantano di fango liquido, ove si affondava sino al ginocchio. La nostra barca si allontanò rapidamente, e insieme alla grande prese a fare il tragitto dalla nave alla sponda. Pochi viaggiatori eran morti, otto in tutto: uno era caduto nel magazzino del carbone; un altro s’era annegato per aver voluto portar seco tutto il denaro: era colui che conoscevo bensì solo di nome, ma che aveva giocato con me a scacchi durante gran parte del giorno e con tale accanimento che il principe W. giunse ad esclamare: «Si direbbe che giocate per la vita o per la morte!». I bagagli però, comprese le carrozze, furon tutti perduti.

Nel novero delle signore scampate dal naufragio, ce