Pagina:Il buon cuore - Anno XI, n. 42 - 19 ottobre 1912.pdf/7

Da Wikisource.

IL BUON CUORE 335


hanno preso posto i dieci cardinali e parecchi arcivescovi e vescovi. Subito dopo compare la berlina dorata tirata da otto cavalli; la folla si inchina e gli ombrelli si chiudono. Passa la vettura che reca Cristo in sacramento il Cardinale Legato ed il Cardinale Nagl. Il momento è impressionante. Parecchi chierici da una parte e dall’altra del cocchio incensano Cristo nell’Eucaristia, mentre una preghiera sale da tutti i cuori. Il corteo continua poi sfilando lentissimo. Subito dopo ecco la berlina bianca incrostata d’oro a grandi cristalli trascinata da otto cavalli, che reca l’Imperatore l’Arciduca Ereditario. L’Imperatore ha florido aspetto sorride di compiacenza.

Il popolo ammassato nelle vie e nella piazza degli Eroi e della Hofburg si genufletteva rispettosamente al passaggio del Santissimo. Le truppe rendono gli onori militari, tutte le campane delle chiese di Vienna suonano a festa, salve di artiglieria erano fatte di cinque in cinque minuti.

Variando il percorso il corteo magnifico si dirigeva direttamente alla Burg, ove l’Imperatore, gli Arciduchi le Arciduchesse, i Cardinali, Arcivescovi e Vescovi seguirono il Santissimo sino nella Cappella Imperiale. Lungo tutto il percorso la popolazione si mantenne ordinatissima, senza il minimo inconveniente, ad onta che fossero agglomerate forse un 200.000 persone.

Quello che attira in modo particolare l’attenzione e l’ammirazione di tutti è il gruppo della Croce composto di Tirolesi. Dodici robusti contadini portano un gigantesco Crocifisso del peso di 200 Kg., lavoro assai pregiato di plastica in legno. Lo seguono alpigiani e valligiani tirolesi in gran numero, con le loro vetuste bandiere, lacere e foracchiate dalle palle nemiche nelle tante battaglie sostenute già contro gli invasori.

Con questa grandiosa processione teoforica, di cui durerà incancellabile la ricordanza nell’animo di quanti vi hanno assistito, si chiuse degnamente il XXIII Congresso Eucaristico Internazionale di Vienna, che, per confessione di coloro i quali ebbero assistito agli altri precedenti, li ha tutti superati, e forse non sarà superato da alcun altro seguente. Vero è che, se il tempo non fosse stato così ostinatamente contrario, lo splendore dei festeggiamenti sarebbe riuscito più magnifico la processione si sarebbe svolta con ben maggiore apparato di pompa solenne.

Ma lo spettacolo di tanto concorso, di tanta costanza di tanto entusiasmo, in sopportare tutti i disagi e tutti i sacrifizi della stagione precocemente invernale, ha impresso al Congresso e alla processione un carattere di grandiosità, che altrimenti non avrebbe avuto, quello dell’annegazione e della immolazione, che è il privilegio e quasi direi il suggello di tutte le opere divine.

Dovrei ricordare ancora tutto l’immenso lavoro compiuto nelle adunanze di sezione e nei convegni delle singole nazioni austriache ed estere; ricordare i tre grandi Congressi Internazionali, tenuti contemporaneamente a Vienna: quello catechistico e quello pedagogico ed il terzo della lega internazionale delle federa-
zioni femminili; come pure l’adunanza solenne per la fondazione della università cattolica di Salisburgo.

Dovrei descrivere le varie esposizioni sacre, i concerti musicali e le rappresentazioni drammatiche, come i «Misteri della S. Messa» del Calderon, tradotto in tedesco dal poeta Kralich, e un grande oratorio del P. Hartmann, a cui intervennero tutti gli Arciduchi e le Arciduchesse; le funzioni pontificali dei varii riti celebrate nella chiesa Am Hof, le funzioni notturne a S. Stefano, l’adorazione del SS. Sacramento alla chiesa votiva ed altrove. Dovrei pure ritrarre i due grandiosi pellegrinaggi, l’uno alla chiesa di S. Giuseppe al Kahlenberg, e l’altro al Santuario della Vergine a Mariazell, e poi?.... non avrei ancora finito.

(Continua).


Il Cav. Ing. ACHILLE SAPORITI

L’avevamo incontrato pochi giorni or sono nel centro della città movimentata, impavido, sereno, sorridente come sempre, malgrado i suoi 83 anni ch’egli portava con robusta baldanza. La sua fibra eccezionale non si era scossa, or non è molto, nè per malattia felicemente superata, nè per investimento d’un’automobile. Ma ora, come quercia colpita dal fulmine, l’Uomo forte e buono, ha dovuto piegare, e la sua bella figura d’ambrosiano tradizionale è scomparsa, lasciando nel dolore le due figlie dilette, i nipotini che lo idolatravano, i congiunti, gli amici.

Ingegnere valente, integerrimo funzionario governativo, si guadagnò ambite onorificenze e la stima di tutti coloro che ebbero la ventura di avvicinarlo. Giunto all’età del riposo, il suo affetto alla famiglia s’intensificò sempre più come un culto, e perduta la moglie dilettissima, che aveva rischiarato di vivida luce il santuario domestico, egli trovò appoggio e conforto nella amatissima figlia rimastagli al fianco, la sua Fulvia, la valente, geniale scrittrice, nota particolarmente ai nostri lettori.

Dei successi letterari della sua Fulvia, il forte vegliardo godette con tenerezza, mentre la sua vita era addolcita pure dalle graziosità dei due bambini della diletta sua Erminia, sposa fortunata del dottor Arturo Cirla. E il sereno e gagliardo veterano della vita non limitò no le sue manifestazioni all’ambiente famigliare, ma ebbe nobili espansioni patriottiche e s’interessò con amore a tutto ciò che di bello e di buono si presentò al suo occhio intelligente, alla sua mente sempre vivida.

Dio accolga nel regno degli spiriti buoni l’anima leale del forte vegliardo che in Lui si affidava, e conceda dolci conforti ai superstiti colpiti dalla repentina dipartita!

C.

Alla Pensione Benefica delle Giovani Lavoratrici.

Cav. Giuseppe e Gina Chierichetti, per un fiore sulla
tomba del Cav. Ing. Achille Saporiti
 
|||
 L. 50 —