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IL BUON CUORE 75


che a Roma accorrevano per fruire delle distribu sa letteratura se ne avvalse Per una figurazione che voleva parer tratta da uno dei casi più frequenti della giornata: Cecilio, Ottavio e Minucio nel dialogo religioso di Ottavio si avviano ad Ostia, ed è sulla spiaggia che discutono i principi della nuova dottrina cristiana.. Notevole, pure, che la spiaggia ostiense era mèta di gite collettive, di «ottobrate», di cui, come pare, la tradizione è antichissima nel

zioni gratuite, e il costume stesso di Roma, che provvedeva a queste distribuzioni con grande larghezza iìer non turbare d’interni moti plebei l’ampliare della sua politica imperiale: si consideri che ai primi tempi di Cesare il numero di affamati che Roma nutriva con le distribuzioni gratuite instaurate da Clodio giungeva a trecentoventia-nila persone! Altro servizio pubblico era quello della posta fra Roma, Ostia e gli altri paesi del Mediterraneo: da Roma a Ostia correvano navi veloci pel fiume o velocissimi cisii per la via Ostiense; da Ostia agli altri porti, de 1Mediterraneo correvano apposite navi, che

popolo di Roma. Come vivevano gli ostiensi? Come vivevano gli ostiensi? Gran parte della giornata era dedicata ai negozi, cioè agli affari in genere. Ma v’erano ore pel raccoglimento religioso; per.ludi; per il pettegolezzo, al quale servitano i luoghi di ritrovo e specialmente le terme marittime; per i divertimenti e le feste. In alcune di queste paganità, quale intendiamo nel senso più comune della parola, cioè nel senso meno esatto, doveva spiegare tutti ì suoi fastigi e consentire tutte le licenie: ma tali feste erano rare, e accadevano per solito una volta all’anno, in maggio, allorchè primavera quasi imponeva darsi «con indulgenza ai godimenti». Divertimenti più comuni e più moderati erano quelli che si celebravano con carattere corporativo, di cui troviamo ancor viva la tradizione nel popolo romano di oggi c’era, per esempio, una Società di amici costituita col solo scopo di festeggiare in comune il natalizio di ciascuno dei membri. Sapete come quegli accorti ostiensi provvedevano alle spese dei festeggiamenti? Con gl’interessi del fondo sociale costituito per una volta tanto! Ove si prendano in esame gli statuti di numerosi «circoli di divertimento», aggregati alle diverse osterie suburbane della Roma di oggi, c’è da scommettere che i popolani nostri non siano giunti a tal punto di previdenza e di accorgimento, al quale erano giunti gli ostiensi di or sono venti secoli circa. Il Paschetto ci descrive anche i servizi pubblici di onere statale, che si svolgevano nell’antica Ostia, e che erano principalmente due: uno per la difesa militare e l’altro pel rifornimento di Roma. La difesa era affidata a soldati di terra e di mare, vigili e classiarii, e di questi specialmente sono tracce nelle caserme, poichè, come ogni milite che si rispetti ’,non lasciavano passare avvenimento d’interesse collettivo o individuale senza scalfirne le pareti con date e impressioni. L’annona, cioè il rifornimento dell’Urbe, non aveva minore importanza della difesa militare: si consideri l’enorme consumo ordinario della città, l’addensamento continuo di popolazioni affamate,

erano sempre pronte nel porto per addurre nelle provincie e nelle colonie i dispacci del governo. (Continua).

CARLO ROMUSSI Il Buon Cuore, che ha parlato tante volte di Romussi vivo, non può tacerne del tutto ora che è morto. E’ morto non nel modo che noi, credenti, avrem: mo desiderato e augurato, ma alcune dichiarazioni inaspettate fatte nel suo testamento hanno fatto sopra di noi una impressione di sollievo e quasi di speranza.

Romussi morto, ci parve migliore di Romussi vivo. In due circostanze princialmente il Buon Cuore ebbe parole roventi contro il Romussi: in una circostanza politica e in una circostanza religiosa. La politica riguarda il Monumento a Napoleone III, non messo nel luogo d’onore voluto dal debito di ’riconoscenza, dalla deliberazione del Consiglio comunale, dal voto dei più grandi personaggi italiani; la religiosa riguarda la campagna anticlericale sostenuta e alimentata dal Secolo nel processo del Sacerdote Riva, prendendo occasione di un discusso fatto individuale, per organizzare una guerra spietata contro la religione e il clero, che ebbe una dolorosa ripercussione in tutto il paese. La nostra condanna contro il Romussi fu così aperta, ch’egli incontrandoci un giorno sotto i portici dell’Istituto Pedagogico Forense, mostrandoci a dito fra •i molti convenuti, disse in tono scherzevole: ecco il maggior nemico che io ho in Milano. Nemico delle sue idee, sì, risposi; di lei, no. E ci stringemmo la mano.