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188 IL BUON CUORE


tuisce un carico di un uomo. Presenta un magnifico ombrello colla sua cima estesa e poco alta, ed offre graziose cinture colle sue foglie di un bel verde, lunghe, larghe e lisce. Siccome queste foglie sono molto morbide e maneggevoli quando sono fresche, gli indiani ne fanno dei vasi di ogni sorta per mettervi dentro dell’acqua e degli alimenti. Ne ricoprono anche le loro abitazioni, ed estraggono un mazzo di fili dal fusto, dopo averlo fatto seccare. Due di queste foglie possono ricoprire un uomo dalla testa ai piedi, per davanti e per di dietro. Un giorno che passeggiavo, nell’Isola di Francia, lungo il mare, nei meandri di alcune roccie segnate con caratteri neri e rossi, vidi due negri che portavano sulle loro spalle un bambù dal quale pendeva un pacco allungato e ravvolto in due foglie di banano. Era il corpo di uno dei loro infelici compagni di schiavitù, al quale si disponevano di rendere gli ultimi onori in quei luoghi appartati. E così il banano da solo fornisce all’uomo il nutrimento, l’abitazione, il mobilio, l’abito e la sepoltura. E questo non è tutto: a La bella pianta, che non produce il suo frutto, nelle nostre serre, che ogni tre anni, dà il suo, sulla linea dell’Equatore, nello spazio di un anno, a capo del quale il suo fusto si avvizzisce; ma essa è ravvolta da una dozzina di germogli di grandezze differenti, che portano successivamente dei frutti, di modo che se ne possono sempre avere, e che ogni mese si vede apparire un nuovo germoglio. Questo vegetale, il più utile fra tutti, presenta molte varietà. Ho visto all’Isola di Francia, delle varietà nane, altre gigantesche originarie del Madagascar, i cui frutti, lunghi e ricurvi, si chiamano corna di bue. La specie più comune è untuosa, zuccherata, f arinosa e offre un sapore misto di pera del buon cristiano e di mela reinette. Essa è della consistenza del burro in inverno, in guisa che non sono necessari i denti per morderla, e che conviene tanto ai bambini quanto ai vecchi sdentati; non presenta semi apparenti, come se la natura avesse voluto toglierle tutto ciò che potrebbe essere d’ostacolo all’alimentazione dell’uomo. E’ il solo frutto che presenti questa prerogativa, insieme ad altre non meno rare; per quanto non sia rivestita che da una pelle, non è mai attaccata dagli insetti e dagli uccelli, e se si colgono i suoi grappoli un po’ precocemente, esso matura molto bene in casa e si conserva almeno un mese con tutta la sua bontà». Non è il caso d’insistere sull’esattezza, o meglio sulla unilateralità entusiastica di questa descrizione. Limitiamoci a constatarne la bellezza letteraria appena intravveduta nella traduzione; e l’evidenza descrittiva. Comunque sia il banano, conosciuto da noi come un frutto piacevole e nutriente, è per gli indigeni delle regioni in cui più cresce rigoglioso, una risorsa molteplice e provVidenziale. Quasi tutti gli usi enumerati da Bernardino dí Saint-Pierre, sono ancora oggi in onore presso le popolazioni equatori-ali. Fin dai primi anni del secolo XIX, i viaggia tori europei, reduci dai paesi fertili in banani, riferivano i numerosi modi con cui gli indigeni consumavanó questo frutto prezioso. Le stesse navi europee non lasciavano i porti delle isole di Cuba, di Puerto Rico, senza aver fatto un carico abbondante di farina preparata colla polpa disseccata di banana, utile come alimento sano e piacevole durante la traversata. Così un vecchio trattato di flora medica, edito a Parigi nel 1814 parla di un pane fabbricato colle banane a Granada nel Nicaragua. E riferisce pure che nelle Antille ed a Cayenna, nella Guiana francese, sono molto apprezzati un vino e un’acquavite confezionati col frutto della musa sapientium. Con tante virtù attribuite al banano, era assai dif. licile che la medicina antica non scoprisse delle virtù terapeutiche a questo celebre frutto ’che, vanta una varietà paradisiaca ed un’altra dei filosofi e dei saggi. Ma, disgraziatamente, con tante pompose qualità alimentari e domestiche, il banano non ha mai offerto dei peculiari e speciali poteri curativi. Fourcroy e Vauquelin, due chimici assai noti che divisero la loro vita tra il secolo XVIII e il XIX, analizzarono il succo assai abbondante che impregna il midollo dei fusti. Essi trovarono a questo liquido delle proprietà astringenti, utili nei casi di infiammazioni intestinali. Ma tali qualità terapeutiche ebbero un effimero successo, poichè altre sostanze vegetali, assai più efficaci, impedirono al banano di insediarsi con tutti gli onori nelle farmacie. Al giorno d’oggi la banana non figura più in nessun trattato di botanica medica ed in nessun formulario. Il regno terapeutico di questo frutto, sembra tramontato definitivamente; e dico sembra, poiché alla medicina si può applicare la famosa legge di Lavoísier: «Nulla si crea e nulla si distrugge», e non ci sarebbe da stupirsi se da qui a qualche. anno, la banana, o meglio ancora qualche suo estratto dal nome grazioso di•bananina o musina non venisse introdotto in terapia come un medicamento prezioso. •• •

Comunque sia però, se la banana ha esulato dal campo farmacologico, ha preso, specialmente in questi ultimi anni, una solenne rivincita nel campo dell’alimentazione ed in quello industriale e commerciale. Grossi piroscafi trasportano di continuo, dall’America in Europa, carichi enormi di banane; questo frutto che aveva ancora non sono molti anni, un certo carattere di rarità esotica in Italia, è ora comunissimo. Il suo grande successo gastronomico non dipende da una futile ragione di moda, ma bensì dall’alto valore alimentare della banana, accoppiato alla squisitezza del suo sapore. I grappoli, ricchi talvolta di cento frutti, si chiamano regimi, ’e vengono raccolti quando non sono ancora giunti a maturazione; maturano poi da soli nello spazio di qualche giorno. D’un bel color verde quando sono acerbe, le banane acquistano un po’ per volta un colorito giallastro e diventano di consistenza pastosa.