Pagina:Il buon cuore - Anno XIII, n. 07 - 14 febbraio 1914.pdf/6

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l’eterno, dell’io e di Dio!... Non nego la lieta accoglienza a Dio in questi sgraziati, ma è impossibile la coesistenza d’amori opposti e eontra.dittorii. La storia prova le conseguenze di simili situazioni.

Parmi di poter attribuire alla divina parola alcunchè di simile ad un medicinale. Purchè cada sopra un soggetto adatto, nelle circostanze favorevoli, essa deve fruttificare: diversamente il suo valore è nullo, ma dove sta il difetto? Da noi ed in noi è nella mancanza di scienza e volontà. Scienza, amici miei. E lo dico forte poiché a me pare che più tra di noi non ci intendiamo: le parc le di Dio un dì così chiare al nostro popolo, oggi da Lui più’ non sono capite nel loro senso reale: ad esempio carità, abnegazione, sacrificio, lotta, umiltà óggi significano od equivalgono ad egoismo, dabbenaggine, povertà di spirito. Oggi il demonio in mezzo a noi ha creato la confusione delle lingue come.ai tempi della ’torre di Babele. Non esagero pur troppo: ’sono nella più oggettiva realtà. Volontà, amici miei ancora, che indarno oggi cercherete quelle volontà d’un giorno, che sapevano spezzarsi, ma non conoscevano il modo di piegarsi, d’adattarsi. Una volta una verità creava un diritto, creava un dovere: oggi si fa troppo distinzione fra la teoria e la pratica, é subiamo — con tutta tranquillità — un vero sdoppiamento di noi stessi. Non lo credete?! No? Dite! è un ateo quel signore, che, pubblicamente, nei pubblici negozi disprezza la legge del magto,, dell’astinenza? è ateo, massone quel signore, che si schiera e segue un labaro verde? è anticlericale, antireligioso chi dà il nome a sette, ad organizzazioni, a circoli, a clubs ostili alla S. Chiesa? che legge ogni giornale, che muta solo cinquanta idee solo perchè s’è abbattuto in cinquanta persone?

fu il bisogno, fu l’interesse,, fu, l’ineluttabile necessità!... Suprema viltà, o signori! attribuire alle circostanze della vita, alle convenienze, alla necessità quelle cadute basse e vergognose che disonorano la cristiana dignità. I martiri parlarono un linguaggio diverso. B. R.

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Giulia Vigliardi Paravia-Roda Le solenni onoranze funebri trigesimali per l’anima eletta di Giulia Vigliardi Paravia-Roda, ben dimostrano quanto fosse da tutti amata e compianta la buona Signora che tanto amò gl’infelici d’ogni male dolenti, e tanto tesoro di compassione versò sulle umane miserie, col generoso conforto della parola e dell’azione, alacre, intelligente, feconda di bene. E per la sua memoria — indimenticabile — nel tempio sontuosamente parato a lutto, si affollarono coi parenti e cogli amici, i beneficati, e le preghiere salirono a Dio come profumo d’incenso, e le lacrime scesero come rugiada sui fiori della sua tomba, ahi! troppo presto dischiusa. Così la pia e gentile Signora, che tanto nobilmente continuò le patriarcali tradizioni d’intemerato decoro, di squisita cortesia e di carità inesauribile proprie della Casa Vigliardi Paravia, pur essendo schiva d’ogni encomio e d’ogni plauso, ebbe il più grande dei suffragi, quello che viene dal cuore del popolo. Dire di tutto il bene ch’Ella fece in breve spazio non è possibile: basta accennare l’Ospedale Maria Vittoria, la ’Scuola della Buona Massaia, le Colonie Alpine per i fanciulli poveri, il Comitato di Soccorso agli orfani del terremoto, che attestano l’opera sua assidua, vigilante, infaticabile.

Ma che ateo! ma che massone! farà le sue buone divozioni in casa, sarà frequente alle prediche, farà la S. Pasqua, tutto questo sì, e poi... quell’altro ancora! E questo in tutta coscienza cristiana. Ma fu l’occasione, l’amico, l’ambiente, etc.!

Espertissima in ogni genere di lavori, con fine gusto d’arte, se ne giovava per i suoi protetti, sembrandole che l’oblazione del censo fosse più meritoria se unita al dono della sua industre laboriosità femminile.

Ed era cattiva quell’angelo di fanciulla, che, dimenticato onore, anima, eternità, dignità, vive una vita d’inferno? Era cattiva?! non era un angelo? Che dice ille amiche. sue?... Furono le circostanze,

Col diletto Consorte, Cavaliere Giuseppe, Ella divideva il culto per ogni cosa bella e buona, partecipando ad ogni alta manifestazione del pensiero. Forte di spirito, salda di fede, come ben diceva la