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IL BUON CUORE 147


come eco, or più forte or più sommessamente, la ripetono, eccitando in lor modo i dormienti alla vera vita. Ma la loro voce non ha eguagliato, nè potrà mai eguagliare quella dei martiri della Chiesa, poichè in questi vive e si esplica in tutta la sua potente vitalità il Cristo, via, verità e vita del genere umano impotente e pur )aspirante con tutte le sue forze ad una perfezione che.partecipi dell’Infinito» (pp. 341-342). Si son visti morire uomini, anche fuori di ogni chiesa,:per un’idea da essi profondamente vissuta e diventata anima della loro anima; si son visti degli eroi cadere per l’onore proprio o della famiglia o della patria; ma tutti questi forti sono stati spinti al sacrificio della propria vita da motivi umani, sia pure nobilissimi, e in ogni caso svolgendo un’azione personale. Ora quando l’uomo va incontro alla morte per motivi inerenti alla sua persona o alla sua azione profonda’ che è vita della sua vita, può non subire tutto l’orrore della morte, perchè la forza potente di quei motivi lo attenua e talora lo cancella. Il martire cristiano invece, caduto in balìa dei persecutori, crede suo dovere di non reagire e docile si accinge a sopportare i tormenti spesso ignoti e quindi ancor più impressionanti. Se egli resta invincibile in mezzo ai dolori e alla morte, nella pienezza delle sue facoltà e senza entusiasmo fanatico, si deve all’intervento di una forza superiore che lo sostiene. «Il martirio cristiano dunque è fenomeno soprannaturale). (p. IV); ecco quel che principalmente si propone di dimostrare nel bel volume che abbiamo avanti, il giovane professore del Seminario di Benevento. E la tesi è ampiamente discussa e teologicamente dimostrata nella seconda parte del libro. Quasi come perorazione del materiale per il suo argomento, l’A. presenta nella prima parte del suo volume una storia succinta dei martiri cristiani attraverso i secoli e alle circostanze della loro morte, che ne fanno risaltare il carattere straordinario ed unico. La parte espositiva e storica del lavoro del Marsiglia presterebbe il fianco a parecchie osservazioni, se egli stesso non ci avesse avvertito di non voler chiedere da lui quel che non ha potuto dire, dati i limiti del suo lavoro e il suo carattere di semplice raccolta di notizie intorno ai martiri cristiani. Egli non ha voluto fare una sintesi storica delle persecuzioni; perciò non si può pretendere da lui il rigore storico-critico nella ricerca delle cause delle persecuzioni generali e parziali mosse in’tanti secoli e da tanti poteri e passioni; una parola più sicura sulle basi giuridiche delle persecuzioni.e non un leggerissimo accenno in npta a pag. 18; uno sguardo anche fuggevole alle preoccupazioni politiche del vecchio impero romano di fronte alla forza sempre crescente della nuova religione, ricca di energie morali e minacciante di soppiantare dalle radici l’antica civiltà pagana per naturale conseguenza della sua espansione e penetrazione in tutte le classi sociali; un accenno alla inanità degli sforzi dal sincretismo filosofico-religioso diretto dagli imperatori e dai filosofi pagani a fiaccare o a corrompere la forza e la purezza della nuova fede. Queste e numerose altre importanti ricerche, per quanto attraenti e belle, non.

trovano d’ordinario in un lavoro come questo, diretto principalmente a sussidiare l’argomento apologeticoteologico tratto dal martirio cristiano a favore della superiorità del cristianesimo. Del volume del Marsiglia, elegante anche nella sua veste tipografica, dai grandi e nitidi caratteri, ci congratuliamo vivamente col giovane autore, e auguriamo ad esso numerosi e benevoli lettori che ne ricaveranno alla figura di quegli atleti del Cristianesimo che seppero affrontare con coraggio le forze più potenti del mondo, come quella dei Cesari e dell’impero romano, per affermare una fede ch’è anche la nostra, noi restiamo presi quasi sempre da trepida commozione, e ci sentiamo spinti come da una forza misteriosa, dolcissima. a rendere in qualche modo anche noi con le nostre opere una coraggiosa testimonianza alla perenne verità cristiana. Giovanni Pepe. ì hp. 3p*

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L’opera benefica dei Sindacati cristiani Un colloquio col " Bon Pere „ di Vai des Bois Leone Harmel è da qualche tempo a Roma, dove venuto a passare le feste di Pasqua. La sua grave età — egli conta già 86 anni — non gli consente più di occuparsi personalmente, come per il passato, di tutte le o pere sociali alle quali ha dedicato tutta la sua vita. Ma la sua grande anima, piena di amore cristiano per il popolo, lo tiene sempre avvinto a tutto quello che è movimento cristiano sociale. Questo ardore d’apostolato dà al Bon Père degli operai di Val des Bois una vera freschezza di gioventù. Una conversazione con lui è sempre qualche cosa di i ineressante e — perchè non dirlo? — di commovente. Per questo siamo andati a trovarlo nel suo appartamento a piazza Rusticucci. Leone Harmel, che ama Roma di un grande amore, ci ha accolto con la sua solita bontà paterna. Egli non dimostra per nulla gli anni che lo stato civile — inesorabile — gli assegna. E noi abbiamo voluto complimentarlo di tale sua... disobbedien,a alla inesorabilità dello stato civile. Sì, è vero — egli ci ha risposto — Il Vescovo di Nizza, nella cui città passo oramai da cinque a sei mesi, nell’inverno, mi dice sempre che non ho ottant’anni, ma quattro volte venti anni; e non posso dire di no. Presto la conversazione si è avviata sull’argomento più caro all’anima del «Bon Pere»; il movimento sociale cristiano. Nella mia visita a San Giovanni in Laterano — ci dice.— davanti ai miei occhi s’è levato il simbòlo del Sindacato operaio cristiano nel monumento della Rerum Novarum. Quell’operaio il quale solleva il Cristo nella • destra e sorregge, con la sinistra, lo strumento del lavoro, a me pare rappresenti perfettamente l’idea cristiano sociale, con la preoccupazione predominante della fe